Allarme privacy: Berlino chiede il blocco dell’IA cinese DeepSeek

La Germania ha dichiarato guerra a DeepSeek, l’app cinese di intelligenza artificiale che ha conquistato migliaia di utenti europei. E ora chiede ad Apple e Google di rimuoverla dai loro store digitali. Il motivo? Violazioni gravi della privacy e timori di sorveglianza da parte del governo cinese.
Dietro l’ordine dell’autorità tedesca per la protezione dei dati, guidata da Meike Kamp, c’è un’accusa pesantissima: DeepSeek trasferirebbe illegalmente dati personali in Cina, aggirando le rigide leggi del GDPR. Una mossa che rievoca tensioni simili già viste in Italia e che conferma una tendenza in crescita: l’Occidente non si fida più delle app sviluppate sotto il controllo di Pechino.
Una AI potente… ma a quale prezzo?
DeepSeek è un chatbot avanzato, molto apprezzato per le sue performance e il costo inferiore rispetto a concorrenti come ChatGPT. Ma c’è un problema non da poco: secondo la legge cinese, qualsiasi azienda è tenuta a collaborare con i servizi di intelligence su richiesta. Tradotto: i tuoi dati potrebbero finire dritti nei server delle autorità di Pechino. E DeepSeek, nella sua stessa informativa sulla privacy, ammette di archiviare i dati degli utenti su server cinesi, inclusi file caricati e ricerche effettuate.
Un precedente pericoloso per l’intera Europa
La Germania ha dato a DeepSeek un ultimatum: o si adegua agli standard dell’Unione Europea, o dovrà abbandonare il mercato tedesco. L’azienda, però, ha fatto spallucce. E così Berlino si è rivolta direttamente ad Apple e Google, chiedendo la rimozione dell’app dai rispettivi store. Se la richiesta venisse accolta, DeepSeek potrebbe scomparire dalla Germania nel giro di poche settimane, innescando un effetto domino in tutta Europa.

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Non è solo una questione di privacy
L’allarme va ben oltre la protezione dei dati personali. Per molti governi europei, le app di intelligenza artificiale sviluppate in Cina rappresentano una minaccia alla sicurezza nazionale. La legge cinese del 2017 sull’intelligence nazionale obbliga tutte le aziende a fornire dati e assistenza tecnica ai servizi segreti su richiesta.
Già a gennaio, l’Italia aveva vietato DeepSeek per motivi di sicurezza, accusando l’azienda di non voler collaborare. Olanda, Belgio e Spagna stanno valutando restrizioni simili. La linea comune è chiara: non si può più fare finta di nulla.
Apple e Google in trappola
Ora tocca ai due colossi americani decidere da che parte stare. Se rimuovono l’app, rischiano di aprire la strada a una lunga lista di divieti contro altre app cinesi. Ma se decidessero di resistere, potrebbero ritrovarsi sotto il fuoco incrociato delle autorità dell’UE, con multe salate e una valanga di cause legali.
L’Europa dice basta
La vicenda DeepSeek è solo la punta dell’iceberg. La battaglia tra le democrazie occidentali e l’espansione tecnologica della Cina sta entrando in una nuova fase. La posta in gioco è altissima: la sovranità digitale, la protezione dei dati e, in ultima analisi, la libertà individuale.
Il messaggio di Berlino è chiaro: in Europa non c’è spazio per chi viola la privacy e gioca con regole diverse. E DeepSeek potrebbe essere solo la prima vittima di una guerra digitale che sta appena iniziando.
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