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Dalla Generazione Y a quella Z: l’evoluzione dell’intrattenimento nel tempo

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In passato, l’intrattenimento era sinonimo di attesa: l’attesa del proprio programma televisivo preferito, trasmesso in un giorno e a un’ora precisi, o quella per l’uscita del nuovo singolo del proprio artista preferito da registrare su una cassetta o un CD.
Se i Millennial, nati tra gli anni Ottanta e la metà dei Novanta, sono cresciuti in un mondo ancora prevalentemente analogico che si affacciava con curiosità al digitale, questo scenario, per la Generazione Z, cresciuta in un ecosistema digitale dove ogni contenuto è disponibile all’istante, oggi appare quasi preistorico.

Questo divario non è soltanto tecnologico, ma anche e soprattutto culturale, poiché ha trasformato le abitudini e il modo di socializzare, passando da un concetto di collettività a un’esperienza totalmente personalizzata e on-demand.

L’era dell’attesa: la collettività della Generazione Y

Per la Generazione Y, l’intrattenimento era un’esperienza scandita da appuntamenti fissi e da una logica di utilizzo in gran parte collettiva, poiché la televisione con il suo palinsesto settimanale dettava i ritmi delle serate in famiglia e le discussioni del giorno dopo a scuola.

L’uscita di un nuovo film al cinema o di un album musicale erano eventi che creavano un forte senso di attesa e di condivisione, momenti che univano un’intera generazione attorno a specifici prodotti culturali. Anche l’avvento di Internet, nelle sue fasi iniziali, non aveva ancora scardinato questo modello, dal momento che la connessione non era costante e le prime forme di socialità online, come MSN Messenger, integravano piuttosto che sostituire le interazioni tradizionali.

La rivoluzione On-Demand: l’intrattenimento della Generazione Z

Il panorama in cui si muove la Generazione Z è diametralmente opposto, essendo caratterizzato da un mondo digitale in cui il concetto stesso di attesa è stato quasi del tutto annullato. Le piattaforme di streaming offrono cataloghi vastissimi accessibili con un semplice click, mentre algoritmi sofisticati personalizzano l’offerta in base ai gusti individuali, creando palinsesti unici per ogni utente.

In questo contesto sono nati formati ibridi che fondono il mondo dei videogiochi con quello dello spettacolo televisivo, superando di gran lunga la passività dei vecchi game show e proponendo esperienze interattive come quelle di crazy time live, che catturano l’attenzione attraverso un coinvolgimento costante. L’intrattenimento non è più qualcosa da attendere passivamente, ma un flusso continuo e personalizzabile a cui attingere in qualsiasi momento e da qualsiasi dispositivo.

Dai social media ai mondi virtuali

Una differenza fondamentale riguarda la percezione dei social media. Per la Generazione Z non sono solo strumenti di comunicazione. Sono vere e proprie fonti di intrattenimento.
Piattaforme come TikTok, Instagram e Twitch hanno cambiato le regole. Gli utenti non sono più solo spettatori. Sono diventati creatori di contenuti.
Chiunque può costruire un pubblico e diventare protagonista.

Anche i videogiochi online, come Fortnite o Minecraft, hanno cambiato ruolo. Non sono più solo un passatempo. Oggi sono piazze virtuali. Luoghi dove si può socializzare, partecipare a eventi e creare identità digitali complesse. Per i giovani, giocare o scrollare un feed è un’esperienza sociale.
Molto diversa dal modo isolato in cui i Millennial vivevano i primi videogiochi o il web.

Il passaggio dalla Generazione Y alla Z segna un cambiamento. Si passa da un intrattenimento passivo e centralizzato a un ecosistema attivo e frammentato.
Un mondo dove la creatività e la libertà di scelta non hanno precedenti.

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