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GTA V torna in Arabia Saudita dopo sette anni di censura

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Un primo segnale di apertura verso i videogiochi?

Dopo un lungo divieto durato quasi sette anni, Grand Theft Auto V si prepara a tornare ufficialmente nei negozi dell’Arabia Saudita. Secondo quanto riportato da Insider Gaming, Rockstar Games potrà nuovamente distribuire il suo celebre titolo nel regno a partire da luglio 2025. Tuttavia, sarà a una condizione: il gioco sarà vietato ai minori di 21 anni.

Il ban risale al 2018, quando le autorità saudite decisero di rimuovere GTA V dal mercato a causa dei suoi contenuti giudicati inaccettabili: violenza estrema, droga, scene sessuali e comportamenti illeciti. Questo non si trattò di un caso isolato: altri titoli come Assassin’s Creed II e The Witcher subirono la stessa sorte. Questo avvenne in un’ondata di censura che colpì in pieno l’intera industria videoludica internazionale.

La General Commission for Audiovisual Media (CGM) non pubblicò mai un elenco ufficiale dei giochi proibiti. Precisò, però, che ogni prodotto contenente “contenuti sensibili” sarebbe stato automaticamente escluso dal mercato saudita. Ora, però, qualcosa sta cambiando.

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Il ritorno di GTA V, simbolo di eccesso e libertà narrativa nei videogiochi, potrebbe rappresentare una svolta epocale per l’intero settore. Il governo saudita sembra infatti più propenso ad accogliere contenuti internazionali, seppur con severi limiti legati all’età degli utenti.

Se confermata, questa nuova linea potrebbe anche spianare la strada all’uscita ufficiale di Grand Theft Auto VI nella regione, uno dei titoli più attesi del decennio. Naturalmente con una classificazione per età molto rigida, ma senza più la scure della censura totale.

Lanciato nel 2013 su Xbox 360 e PS3, GTA V ha conosciuto una longevità impressionante: è stato aggiornato per PC, PS4, PS5, Xbox One e Series X/S, arrivando a vendere oltre 185 milioni di copie nel mondo. È uno dei videogiochi più venduti della storia, secondo solo a Minecraft.

Il suo ritorno nel mercato saudita non è solo una vittoria per i gamer locali, ma anche un segnale chiaro di apertura culturale, che riflette il crescente interesse del regno per il mondo dell’intrattenimento digitale. Dalla censura totale all’integrazione globale? I prossimi mesi ci diranno se si tratta davvero dell’inizio di una nuova era per il gaming in Medio Oriente.

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