News

Il lato oscuro dello streaming: svelato il business miliardario delle CDN pirata Russe!

Condividi l'articolo

Un nuovo rapporto getta una luce inquietante sul sommerso mondo delle Content Delivery Network (CDN) pirata. Secondo l’analisi, i principali operatori in Russia gestiscono un’impressionante rete di circa 1.400 siti pirata di terze parti, alimentati da immense librerie di contenuti illeciti forniti proprio da queste CDN. Un singolo colosso controllerebbe addirittura il 60% del mercato russo, appoggiandosi a infrastrutture dislocate in paesi insospettabili come Paesi Bassi, Stati Uniti, Ucraina, Germania e Francia.

Nel 2019, il fronte anti-pirateria olandese BREIN, insieme all’Alliance for Creativity and Entertainment (ACE) e alla MPA di Hollywood, aveva festeggiato un importante successo con lo smantellamento di Moonwalk, una CDN che forniva un’enorme quantità di film e serie TV ai gestori di siti pirata. Servizi di questo tipo, sebbene non sempre economici, rappresentano una soluzione “chiavi in mano” per chi ha poco tempo, occupandosi di tutto, pubblicità inclusa. Moonwalk, prima della sua caduta, alimentava l’80% dei principali portali di streaming pirata russi, innescando un effetto domino che aveva temporaneamente colpito anche altri grossi player come HDGO e Kodik.

Le CDN pirata: un’infrastruttura globale nell’ombra

La maggior parte degli utenti che frequentano i siti di streaming illegali più popolari si imbatte in contenuti incorporati, ospitati su piattaforme esterne. A volte la scelta dell’host è palese, ma spesso i siti pirata agiscono come semplici vetrine, una strategia che facilita il cambio di “marchio” e l’elusione dei blocchi.

Un nuovo rapporto della società russa di sicurezza informatica F6 (precedentemente Group-IB) offre uno spaccato inedito del mercato locale delle CDN pirata, rivelando dinamiche sorprendenti.

Leggi anche:

Un gigante domina la scena

Gli analisti di F6 hanno passato al setaccio ben 1.400 siti pirata per mappare la popolarità delle diverse CDN in Russia. In cima alla classifica, con un distacco abissale, si erge Alloha. F6 stima che un impressionante 61% dei siti di streaming illegali russi si affidi ad Alloha per la distribuzione dei contenuti video.

Sorprendentemente, Alloha non compare facilmente nei risultati di ricerca di Google, pur non figurando nel report sulla trasparenza delle rimozioni dell’azienda. Solo interrogazioni con l’URL completo svelano la sua esistenza, mentre una ricerca su Yandex risulta molto più agevole. L’accesso ad Alloha è su invito e vincolato a specifici termini e condizioni, tra cui la gestione di un sito web con almeno 300 visitatori giornalieri nella settimana precedente. Questo taglierebbe fuori i nuovi siti in cerca di contenuti per crescere da zero, ma raggiungere i 300 visitatori non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile.

Al secondo posto nella classifica di F6 troviamo Rewall (operante da un dominio indiano) con il 42%, seguito da Lumex (11%), dal redivivo Kodik (9%) e da HDVB (7%). La somma superiore al 100% suggerisce che molti pirati preferiscono diversificare, affidandosi a due o tre fornitori per maggiore sicurezza.

Database sterminati, clienti fidelizzati, pubblicità occulta e hosting offshore

Gli autori del rapporto rivelano che questi servizi offrono cataloghi di contenuti piratati sconfinati. Un servizio anonimo vanterebbe addirittura oltre 550.000 video nel suo database! Nel complesso, F6 sottolinea come queste CDN permettano ai pirati di espandere i propri siti in modo efficiente. La pubblicità veicolata tramite i player video incorporati rappresenta un considerevole 36% di tutta la pubblicità presente sui siti di streaming pirata.

Il player di Alloha, ad esempio, è stato trovato implementato su centinaia di siti diversi, confermando la stima di circa 1.400 portali che si affidano a queste infrastrutture. Individuare i siti protetti da Cloudflare può essere arduo, ma almeno una di queste piattaforme ha scelto di non utilizzarlo, facilitando l’identificazione di circa 600 domini collegati al servizio.

L’Occidente sottovaluta la minaccia?

Il rapporto solleva un’ironia amara: l’Occidente descrive la pirateria russa come un problema gravissimo, mentre in Russia le critiche sembrano muoversi nella direzione opposta. La facilità con cui i siti di indicizzazione cambiano “pelle” rende il blocco un gioco del gatto e del topo, ma anche le stesse CDN sono considerate un nodo cruciale.

Invece di ospitare le infrastrutture in patria, F6 evidenzia come l’hosting all’estero sia la strategia preferita. Paesi Bassi, Stati Uniti, Ucraina, Germania e Francia sono indicati come le sedi ideali, più difficili da raggiungere per le autorità russe rispetto ai server domestici. Questo rapporto offre uno sguardo inquietante su un’economia sommersa fiorente, alimentata da infrastrutture globali e da una resilienza che sfida gli sforzi di contrasto.

Fonte

Ti potrebbe interessare:
Segui guruhitech su:

Esprimi il tuo parere!

Ti è stato utile questo articolo? Lascia un commento nell’apposita sezione che trovi più in basso e se ti va, iscriviti alla newsletter.

Per qualsiasi domanda, informazione o assistenza nel mondo della tecnologia, puoi inviare una email all’indirizzo guruhitech@yahoo.com.


Scopri di più da GuruHiTech

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest


0 Commenti
Newest
Oldest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments