Il sistema anti-pirateria “Piracy Shield 2.0” sarà finanziato dai contribuenti
L’Italia si prepara a introdurre una nuova versione del sistema di blocco IPTV denominato “Piracy Shield 2.0“, destinato a diventare uno dei sistemi anti-pirateria più potenti al mondo. Tuttavia, a differenza di quanto si potrebbe pensare, i costi di gestione di questo sistema non saranno a carico dei principali beneficiari, ovvero alcune delle più famose squadre di calcio, ma bensì dei contribuenti italiani.
Secondo quanto riportato da TorrentFreak, il sistema attuale, noto come Piracy Shield, sta già affrontando difficoltà di funzionamento dovute all’enorme scala del blocco e al numero di ISP coinvolti. Di conseguenza, sono necessari urgenti aggiornamenti e il vecchio sistema sarà sostituito entro la fine dell’anno dalla nuova versione, Piracy Shield 2.0.
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I costi di gestione annuali del nuovo sistema sono stimati in 2 milioni di euro, che saranno coperti dallo Stato italiano attraverso i fondi generati dalle varie forme di tassazione, con l’imposta sul reddito personale come principale fonte di entrate. Questa cifra sarà utilizzata per “rafforzare e mantenere” il sistema Piracy Shield 2.0, che funzionerà tramite accordi con Amazon e/o Microsoft.
Inoltre, una parte non specificata di questi fondi sarà utilizzata per sussidiare i costi sostenuti dagli ISP per il blocco, che attualmente sono a loro carico. Con il nuovo sistema, i due terzi di tali costi saranno coperti, mentre il restante terzo continuerà a essere finanziato dai profitti delle aziende o tramite addebiti sugli abbonamenti internet.
Questa decisione di far pagare i contribuenti italiani per il mantenimento di questo sistema anti-pirateria è stata giustificata dalle autorità come uno strumento per garantire la stabilità del business del calcio. In particolare, si ritiene che Piracy Shield 2.0 possa aiutare DAZN a raggiungere il pareggio di bilancio, poiché i suoi profitti aggiuntivi verranno condivisi con la Lega Calcio e quindi con i club.
Tuttavia, questa scelta solleva interrogativi sulla priorità data alla lotta contro la pirateria rispetto ad altri sgravi fiscali e incentivi già concessi ad alcuni dei principali club e giocatori di calcio in Italia, che hanno avuto un costo ben superiore per le casse pubbliche.
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