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Intel pronta a licenziare il 20% dei dipendenti: è la più grande rivoluzione della sua storia

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Intel si prepara a uno dei tagli di personale più drastici della sua storia: oltre il 20% della forza lavoro globale verrà ridotto, con l’annuncio ufficiale atteso entro questa settimana. Una misura radicale che punta a invertire anni di calo delle vendite e di influenza, mentre giganti come Nvidia e TSMC dominano sempre più il mercato.

La ristrutturazione, guidata dal nuovo CEO Lip-Bu Tan, evidenzia l’urgenza di risollevare un’azienda un tempo sinonimo di innovazione grazie al celebre marchio “Intel Inside”. Con circa 108.900 dipendenti a fine 2024, la riduzione del 20% significherebbe tagliare circa 21.780 posti di lavoro. Intel giustifica questa scelta come un passo necessario per eliminare burocrazia interna e rifocalizzarsi sulle sue priorità ingegneristiche. Tuttavia, per i critici, è il sintomo di una cultura aziendale incapace di tenere il passo con l’evoluzione tecnologica e di un consiglio d’amministrazione che ha perso fiducia nei suoi stessi leader.

Lip-Bu Tan è entrato in carica nel marzo 2025 con l’obiettivo dichiarato di smantellare la burocrazia che, a suo dire, “uccide l’innovazione”. Le sue prime mosse puntano a ridurre drasticamente i livelli di middle management, riportando il potere decisionale direttamente nelle mani di ingegneri e sviluppatori. Un tentativo disperato di accelerare i tempi di risposta e correggere i ritardi cronici che hanno permesso a concorrenti più agili di prendere il largo.

Parallelamente, Intel punta a rilanciare la propria divisione di fonderie commerciali, cercando di diventare un punto di riferimento per la produzione di chip per conto terzi. Ma gli analisti restano scettici, soprattutto dopo il recente flop della linea Falcon Shores, i chip AI di fascia alta che sono stati retrocessi a semplici test interni.

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Il grande problema: l’intelligenza artificiale

Mentre Nvidia e TSMC cavalcano l’onda dell’intelligenza artificiale, Intel si trova clamorosamente indietro. L’ex CEO Pat Gelsinger, rimosso a fine 2024, aveva già tentato un piano di risanamento da 10 miliardi di dollari e orchestrato due cicli di licenziamenti — 12.000 posti tagliati nel 2022 e altri 15.000 nel 2024 — senza riuscire a invertire la rotta. Il risultato: un crollo del 60% del valore azionario nel solo 2024.

Sebbene alcuni abbiano attribuito le difficoltà di Intel alle tensioni commerciali tra USA e Cina, le esenzioni per i componenti tech avevano inizialmente protetto il settore. Tuttavia, il quadro geopolitico resta complicato e il report trimestrale sugli utili, atteso per il 25 aprile, sarà un momento cruciale per capire se Intel può davvero resistere alla pressione crescente.

Dentro Intel, il morale è ai minimi storici. Secondo fonti interne, il turnover di ingegneri e sviluppatori è alle stelle, con molti talenti che preferiscono approdare a startup o rivali come Nvidia. La paura è che i tagli possano soffocare anche i progetti più promettenti, come la nuova tecnologia di produzione 18A, cruciale per riconquistare quote di mercato perse a favore di TSMC.

In un contesto di tassi d’interesse elevati, negoziati commerciali tesi e corsa globale ai chip AI, la scommessa di Tan è tanto audace quanto rischiosa. E mentre alcuni osservatori ritengono che l’eliminazione dei livelli intermedi di gestione possa velocizzare il processo decisionale, altri temono che il danno al capitale umano sia irreparabile.

Un futuro ancora tutto da scrivere

Il destino di Intel dipende ora dalla riuscita di queste riforme. Tagliare 21.000 posti non è solo una misura di risparmio: è un cambiamento culturale drastico, nel tentativo di cancellare decenni di burocrazia che hanno soffocato la competitività dell’azienda.

Mercoledì scorso, le azioni Intel hanno registrato un rimbalzo del 5,5%, ma gli analisti avvertono: “Questa mossa è una necessità, non una garanzia”.
Per i più di 200.000 dipendenti e per il settore dei semiconduttori nel suo complesso, il grande interrogativo resta aperto: Intel sta davvero per risorgere o stiamo assistendo all’agonia di un ex gigante?

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