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Intelligenza artificiale: arriva l’app gratuita dedicata alla musica

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La piattaforma consente di descrivere le canzoni con un sistema simile a TikTok o a Reels di Instagram

Insieme ai video, ai social network e ai siti web, la musica svolge un ruolo fondamentale nell’uso quotidiano dei telefoni cellulari, motivo per cui molte applicazioni fanno pagare per avere una libreria di canzoni; ora parliamo di Trebel, una piattaforma con un approccio diverso.

L’applicazione è attualmente disponibile negli Stati Uniti, in Messico, Colombia e Indonesia.

Kevin Mills, il leader dell’espansione globale della piattaforma, ha spiegato come riesce ad avere 75 milioni di canzoni disponibili e l’intelligenza artificiale a consigliare i brani.

Queste le domande poste al creatore della nuova piattaforma AI dedicata alla musica.

Come funziona l’app Trebel?

“La musica deve essere scaricata, a differenza di altre applicazioni di streaming, e quando lo si fa, appare una pubblicità di 15 o 30 secondi. L’utente paga con la sua attenzione e la sua interazione con un marchio, e una volta terminato l’annuncio la canzone è sul telefono per essere ascoltata quando si vuole e senza alcun tipo di restrizione”, ha dichiarato Mills.

Per quanto riguarda il consumo di dati nell’app, ha detto che “il download può essere effettuato tramite dati o wifi e poi si può ascoltare in modalità aereo o offline, perché la riproduzione non consuma dati”.

Come mai l’app non occupa troppo spazio nella memoria del telefono?

“Abbiamo sviluppato un algoritmo che analizza la quantità di memoria disponibile sul telefono e le abitudini di consumo musicale. Essendo un’app gratuita, le persone finiscono per scaricare più musica di quanta ne ascoltino. In una settimana si scaricano 150 canzoni, ma se ne ascoltano solo 40.

L’algoritmo analizza questi schemi, lascia le 40 canzoni che stanno ascoltando e carica le altre sul cloud, in modo che quando le si vuole ascoltare, basta scaricarle con un processo più rapido”.

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Perché l’accesso gratuito?

“Il fatto che qualcuno non paghi la musica non significa che non la ascolti. Quindi, il problema è dove o come lo fa: un’opzione è YouTube, che è gratuito ma consuma dati, e l’altra è la pirateria, infatti si stima che in America Latina ci siano 300 milioni di persone che ascoltano musica in questo modo.

Quindi, il nostro modello di business consiste nel raggiungere queste persone, con un’applicazione che è sempre gratuita e che loro ‘pagano’ per l’accesso con il loro tempo guardando la pubblicità”.

Quanto è invasiva la pubblicità?

“Dipende molto dal periodo dell’anno. Se una persona scarica 100 canzoni a gennaio, quando l’investimento è minore, probabilmente otterrà 30-40 visualizzazioni video. Se invece il download avviene a dicembre, è più probabile che il rapporto con la pubblicità sia uno a uno.

Tuttavia, per un nuovo utente permettiamo di scaricare da 10 a 20 canzoni senza pubblicità”.

In quali altri scenari gli utenti dovrebbero vedere la pubblicità?

“Abbiamo la pubblicità Display, che non è invasiva, e stiamo testando di mostrare la pubblicità quando si fa il primo ascolto della giornata, perché ci siamo resi conto che il 70% degli utenti non scaricava più musica e non vedeva nemmeno gli annunci”.

Come viene utilizzata l’intelligenza artificiale?

“Abbiamo diversi modi. Uno già attivo è un modo per scoprire la musica, che funziona proprio come TikTok con lo swiping dei video, con un’anteprima di 30 secondi di una canzone e a seconda di quanto tempo l’utente rimane in ascolto; il sistema capisce quelle abitudini e le raccomandazioni sono poi accoppiate.

Stiamo inoltre lavorando a un chatbot in cui la persona può porre domande musicali associate alle raccomandazioni, ad esempio chiedere canzoni se è triste, se ha chiuso una relazione o di un determinato periodo storico”.

Purtroppo al creatore Kevin Mills, non è stata posta una domanda molto importante, ovvero: Trebel sarà disponibile anche per il continente europeo e per il resto del mondo o rimarrà un’esclusiva dei popoli di lingua latina?

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