OnlyFans accusato di abuso del database del terrorismo

La battaglia nel mondo dei contenuti per adulti si fa sempre più feroce. FanCentro, una nota piattaforma rivale di OnlyFans, ha avviato un’azione legale esplosiva contro Leonid Radvinsky, proprietario di OnlyFans, e contro la società di pagamento Fenix Internet LLC, accusandoli di aver orchestrato una campagna per sabotare la concorrenza.
Accuse shock: “Artisti messi nella blacklist anti-terrorismo”
Secondo i documenti depositati presso un tribunale della Florida, OnlyFans avrebbe inserito gli artisti che promuovevano piattaforme concorrenti nel database del Global Internet Forum to Counter Terrorism (GIFCT).
Questo database, nato per combattere la diffusione di contenuti terroristici online, utilizza una tecnologia chiamata hashing per segnalare file “sensibili” tra i membri del forum, che includono giganti come Facebook e Twitter.
FanCentro sostiene che questa tecnologia sia stata manipolata ad arte per colpire gli account social di artisti adulti non affiliati a OnlyFans. Il risultato? Contenuti rimossi e profili bloccati, anche in assenza di qualsiasi materiale illecito o violento.
Danni economici e traffico in picchiata
FanCentro non ci sta e accusa: questa mossa ha deliberatamente danneggiato il traffico verso i suoi siti e quelli di altri concorrenti. Ora l’azienda chiede un risarcimento per i danni subiti, accusando una vera e propria strategia per eliminare la concorrenza dal mercato.
E Facebook cosa c’entra?
Anche Meta (Facebook) è stata tirata in ballo, pur non essendo parte diretta della causa. Una citazione legale impone a Facebook di consegnare documenti interni che possano dimostrare se OnlyFans abbia influenzato le sue blacklist, o addirittura pagato per ottenere trattamenti di favore.
Meta ha prontamente respinto le accuse, definendole “infondate” e promettendo battaglia legale. Anche il GIFCT si è difeso, sostenendo di non avere alcun legame con i soggetti coinvolti e di stare lavorando per aumentare la trasparenza nella gestione del proprio database.
Una guerra sporca tra piattaforme?
Se le accuse si rivelassero fondate, ci troveremmo di fronte a un caso gravissimo di abuso di potere digitale, in cui strumenti nati per combattere il terrorismo sarebbero stati sfruttati per danneggiare economicamente dei competitor.
Una vicenda che solleva seri interrogativi sull’etica delle big tech e su quanto possano spingersi oltre per mantenere il dominio su interi settori del web.
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