Passaporti falsi in cinque minuti: la nuova minaccia dell’intelligenza artificiale

Immagina di creare un passaporto falso in meno tempo di quello che serve per fare un caffè. Nessun hacking, nessun accesso a database segreti: solo cinque minuti e un’intelligenza artificiale accessibile a tutti. È quello che ha fatto Borys Musielak, usando GPT-4o, il modello conversazionale di OpenAI, per generare una replica digitale del suo passaporto così realistica da ingannare i sistemi di verifica automatici. Un esperimento che ha scatenato un allarme: la nostra sicurezza digitale è più fragile di quanto pensiamo.
Musielak non ha usato Photoshop né ha manipolato immagini. Con GPT-4o ha creato un documento digitale che rispetta ogni standard tecnico richiesto dai sistemi KYC (Know Your Customer), quelli usati da banche, piattaforme di criptovalute e servizi finanziari per autenticare le identità. Sul suo profilo X ha scritto: “Mi sono bastati 5 minuti per creare una replica che i sistemi automatizzati probabilmente accetterebbero senza battere ciglio.” Non è un gioco: è una falla esposta al mondo.
You can now generate fake passports with GPT-4o.
— Borys Musielak @ Warsaw (@michuk) April 1, 2025
It took me 5 minutes to create a replica of my own passport that most automated KYC systems would likely accept without blinking.
The implications are obvious –any verification flow relying on images as “proof” is now officially… pic.twitter.com/SNnH8zYMGq
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Il tallone d’Achille dei sistemi KYC
Il post di Musielak ha fatto rumore, e non per caso. Ha messo a nudo un problema strutturale: molti sistemi di verifica si affidano ancora a prove visive – foto di documenti, selfie, video – che l’IA generativa può replicare con un realismo sbalorditivo. “Ogni processo basato su immagini è ormai obsoleto,” ha twittato, aggiungendo che lo stesso vale per i selfie. È un verdetto duro ma realistico: ciò che ieri sembrava sicuro, oggi è un colabrodo.
Creare un passaporto falso con l’IA non è solo un esercizio tecnico: è un’arma a doppio taglio. Usarlo per aprire un conto bancario o aggirare controlli potrebbe significare frode documentale, un reato punibile con accuse penali in molti Paesi, anche se il documento è una copia del proprio. E i pericoli non finiscono qui: furto d’identità, prestiti illeciti, elusione di frontiere. Tutto reso possibile da un’app e poche istruzioni, senza bisogno di competenze da hacker.
L’IA generativa: un genio pericoloso
La potenza di strumenti come GPT-4o sta nella loro semplicità. Non serve essere un esperto di contraffazione: basta un modello linguistico capace di tradurre testo e immagini in un documento credibile. Piattaforme come Revolut o Binance, criticate per i loro processi KYC basati su selfie e scansioni statiche, sono ora sotto pressione. La domanda è inevitabile: come si protegge un sistema quando la minaccia è alla portata di chiunque?
La risposta potrebbe essere una rivoluzione: abbandonare le verifiche visive per sistemi di identità digitale verificabile, come l’eID dell’Unione Europea. Combinando crittografia e biometria in tempo reale, queste tecnologie promettono di rendere obsolete le vulnerabilità attuali. Ma il passaggio non sarà rapido, e nel frattempo il rischio cresce.
Musielak ha chiuso il suo messaggio con un monito diretto: “Se gestisci processi KYC in banca, assicurazioni, viaggi o criptovalute, aggiorna il tuo sistema. I tuoi utenti e il tuo team lo meritano.” Non è un’esagerazione, ma un grido d’allarme. L’IA ha riscritto le regole della sicurezza digitale, e chi non si adegua rischia di restare indietro – o peggio, di diventare una vittima.
Cinque minuti per un passaporto falso sono cinque minuti di troppo per un mondo che si credeva protetto. L’esperimento di Musielak non è solo una curiosità tecnologica: è un invito a ripensare come dimostriamo chi siamo nell’era dell’intelligenza artificiale. Il futuro della sicurezza è già qui, e non aspetta nessuno.
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