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Passaporti falsi in cinque minuti: la nuova minaccia dell’intelligenza artificiale

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Immagina di creare un passaporto falso in meno tempo di quello che serve per fare un caffè. Nessun hacking, nessun accesso a database segreti: solo cinque minuti e un’intelligenza artificiale accessibile a tutti. È quello che ha fatto Borys Musielak, usando GPT-4o, il modello conversazionale di OpenAI, per generare una replica digitale del suo passaporto così realistica da ingannare i sistemi di verifica automatici. Un esperimento che ha scatenato un allarme: la nostra sicurezza digitale è più fragile di quanto pensiamo.

Musielak non ha usato Photoshop né ha manipolato immagini. Con GPT-4o ha creato un documento digitale che rispetta ogni standard tecnico richiesto dai sistemi KYC (Know Your Customer), quelli usati da banche, piattaforme di criptovalute e servizi finanziari per autenticare le identità. Sul suo profilo X ha scritto: “Mi sono bastati 5 minuti per creare una replica che i sistemi automatizzati probabilmente accetterebbero senza battere ciglio.” Non è un gioco: è una falla esposta al mondo.

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Il tallone d’Achille dei sistemi KYC

Il post di Musielak ha fatto rumore, e non per caso. Ha messo a nudo un problema strutturale: molti sistemi di verifica si affidano ancora a prove visive – foto di documenti, selfie, video – che l’IA generativa può replicare con un realismo sbalorditivo. “Ogni processo basato su immagini è ormai obsoleto,” ha twittato, aggiungendo che lo stesso vale per i selfie. È un verdetto duro ma realistico: ciò che ieri sembrava sicuro, oggi è un colabrodo.

Creare un passaporto falso con l’IA non è solo un esercizio tecnico: è un’arma a doppio taglio. Usarlo per aprire un conto bancario o aggirare controlli potrebbe significare frode documentale, un reato punibile con accuse penali in molti Paesi, anche se il documento è una copia del proprio. E i pericoli non finiscono qui: furto d’identità, prestiti illeciti, elusione di frontiere. Tutto reso possibile da un’app e poche istruzioni, senza bisogno di competenze da hacker.

L’IA generativa: un genio pericoloso

La potenza di strumenti come GPT-4o sta nella loro semplicità. Non serve essere un esperto di contraffazione: basta un modello linguistico capace di tradurre testo e immagini in un documento credibile. Piattaforme come Revolut o Binance, criticate per i loro processi KYC basati su selfie e scansioni statiche, sono ora sotto pressione. La domanda è inevitabile: come si protegge un sistema quando la minaccia è alla portata di chiunque?

La risposta potrebbe essere una rivoluzione: abbandonare le verifiche visive per sistemi di identità digitale verificabile, come l’eID dell’Unione Europea. Combinando crittografia e biometria in tempo reale, queste tecnologie promettono di rendere obsolete le vulnerabilità attuali. Ma il passaggio non sarà rapido, e nel frattempo il rischio cresce.

Musielak ha chiuso il suo messaggio con un monito diretto: “Se gestisci processi KYC in banca, assicurazioni, viaggi o criptovalute, aggiorna il tuo sistema. I tuoi utenti e il tuo team lo meritano.” Non è un’esagerazione, ma un grido d’allarme. L’IA ha riscritto le regole della sicurezza digitale, e chi non si adegua rischia di restare indietro – o peggio, di diventare una vittima.

Cinque minuti per un passaporto falso sono cinque minuti di troppo per un mondo che si credeva protetto. L’esperimento di Musielak non è solo una curiosità tecnologica: è un invito a ripensare come dimostriamo chi siamo nell’era dell’intelligenza artificiale. Il futuro della sicurezza è già qui, e non aspetta nessuno.

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