Sicurezza rafforzata nei concessionari Tesla in Italia dopo l’attacco anarchico a Roma

Le autorità italiane hanno disposto un aumento delle misure di sicurezza nei concessionari Tesla in tutto il Paese a seguito di un violento attacco avvenuto nella notte di lunedì, quando presunti anarchisti hanno incendiato 17 veicoli elettrici in un concessionario alla periferia di Roma. L’episodio, che si inserisce in una campagna globale di protesta contro Elon Musk e la sua azienda, ha spinto il governo a reagire con decisione, mentre negli Stati Uniti simili atti vengono classificati come terrorismo interno. Ma cosa sta accadendo e perché Tesla è diventata un bersaglio?
L’attacco di Roma: un atto politico
Il rogo è divampato nelle prime ore di lunedì presso il concessionario Tesla di Torre Angela, un sobborgo orientale della capitale italiana. Diciassette veicoli elettrici sono stati distrutti o gravemente danneggiati, e i vigili del fuoco hanno impiegato ore per domare le fiamme. La Digos, l’unità antiterrorismo della polizia di Stato, sta indagando sull’ipotesi che l’incendio sia stato appiccato da gruppi anarchici di estrema sinistra, noti per la loro opposizione al capitalismo e alle grandi corporation come Tesla.
Le immagini dei droni hanno rivelato una scena desolante: file di auto carbonizzate, ridotte a carcasse fumanti, simbolo di un attacco mirato e ben pianificato. Elon Musk, fondatore e CEO di Tesla, ha commentato l’episodio sulla sua piattaforma X, definendolo senza mezzi termini “terrorismo”. L’incidente non è isolato: fa parte di un’ondata di violenze coordinate che sta colpendo i concessionari Tesla in Europa e negli Stati Uniti, alimentata dall’ostilità verso il magnate per il suo ruolo politico e le sue posizioni controverse.
Una campagna globale contro Musk
L’attacco di Roma si inserisce in un movimento più ampio, soprannominato “Tesla Takedown”, che vede gruppi estremisti prendere di mira l’azienda di Musk in risposta alla sua crescente influenza politica. Negli Stati Uniti, il miliardario è a capo del Department of Government Efficiency (DOGE), un’iniziativa dell’amministrazione Trump volta a ridurre la spesa pubblica e il personale governativo. Questa posizione ha scatenato la furia di attivisti di sinistra, che accusano Musk di promuovere politiche di destra e di sostenere partiti conservatori in Europa.

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In Italia, il vicepremier Matteo Salvini ha condannato con forza l’attacco, definendolo un esempio di “odio ingiustificato” contro Tesla. “La stagione dell’odio e del conflitto deve finire al più presto”, ha dichiarato su X, esprimendo solidarietà a Musk e ai lavoratori dell’azienda minacciati dalla violenza. Salvini ha sottolineato come tali atti non solo danneggino un’impresa, ma mettano a rischio posti di lavoro e la libertà d’impresa.
Tesla nel mirino: da simbolo di innovazione a obiettivo politico
Tesla, un tempo celebrata come pioniera della mobilità sostenibile, è diventata un simbolo polarizzante a causa delle scelte di Musk. La sua alleanza con Trump e il suo sostegno a politiche di deregulation hanno trasformato l’azienda in un bersaglio per chi vede in lui una minaccia ai valori progressisti. In Europa, le vendite di Tesla sono crollate del 49% nei primi mesi del 2025, un calo che gli attivisti anti-Musk hanno accolto con soddisfazione.
Attacchi simili si sono verificati anche altrove: in Germania, Svezia e Francia, concessionari Tesla sono stati vandalizzati o incendiati, spesso accompagnati da graffiti che accusano Musk di fascismo o imperialismo. Negli Stati Uniti, le autorità federali trattano questi episodi come atti di terrorismo interno, promettendo pene severe per i responsabili. Il contrasto tra l’immagine innovativa di Tesla e la rabbia che ora la circonda è evidente: un’azienda che voleva rivoluzionare il futuro è finita al centro di una guerra ideologica.
Conseguenze e futuro
L’attacco di Roma ha spinto le autorità italiane a intensificare la sorveglianza attorno ai 13 concessionari Tesla presenti nel Paese, tutti gestiti direttamente dalla casa madre. La Digos sta esplorando ogni pista, ma l’ipotesi anarchica resta la più accreditata, data la storia di azioni simili da parte di questi gruppi in Italia. Nel frattempo, Musk ha annunciato che Tesla attiverà le telecamere di sicurezza integrate nei veicoli esposti nei concessionari, un ulteriore passo per contrastare la crescente ondata di violenza.
Il fenomeno, però, va oltre la semplice vandalizzazione. È un segnale di come la polarizzazione politica stia travolgendo anche il settore privato, trasformando aziende come Tesla in pedine di un conflitto più grande. Per Salvini e altri leader, è una chiamata all’azione: fermare gli estremisti prima che la situazione degeneri ulteriormente. Per i critici di Musk, invece, è una protesta legittima contro un potere percepito come oppressivo.
Mentre le indagini proseguono, una cosa è chiara: la “stagione dell’odio” denunciata da Salvini è in pieno corso, e Tesla ne è diventata il simbolo involontario. Resta da vedere se le misure di sicurezza e le condanne pubbliche basteranno a fermare questa escalation. Nel frattempo, il messaggio per i cittadini è semplice: la violenza non è mai una soluzione, e il dialogo deve prevalere sul fuoco. Altrimenti, a bruciare non saranno solo le auto, ma il tessuto stesso della società.
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