Amazon annuncia 30.000 licenziamenti: l’IA prende il posto dell’uomo nel più grande taglio della sua storia

Amazon si prepara al più massiccio taglio di personale mai effettuato nei suoi trent’anni di storia.
Secondo quanto riportato da Reuters, l’azienda guidata da Andy Jassy licenzierà circa 30.000 dipendenti entro la fine di ottobre 2025, pari a quasi il 10% della sua forza lavoro aziendale.
Dietro la decisione, si nascondono due parole che stanno ridisegnando l’intero mondo del lavoro: intelligenza artificiale.
L’era dell’automazione: Amazon accelera la sostituzione umana
Non si tratta di un semplice ridimensionamento aziendale. Amazon starebbe preparando un nuovo modello di impresa basato sull’automazione spinta, dove la macchina sostituisce l’uomo nei compiti ripetitivi.
Secondo le fonti interne citate da Reuters, la compagnia intende automatizzare fino al 75% delle operazioni industriali entro pochi anni, arrivando a rimpiazzare più di 500.000 lavoratori con robot e sistemi AI.
Un piano imponente che, se realizzato, cambierebbe radicalmente il volto della logistica globale.
I tagli interesseranno quasi tutti i reparti: risorse umane, dispositivi e servizi, operazioni, e parte delle divisioni tecniche.
Dall’espansione alla contrazione: la fine del “modello pandemia”
Durante la pandemia, Amazon aveva assunto centinaia di migliaia di dipendenti per far fronte all’esplosione dell’e-commerce. Ora quella crescita si è rivelata insostenibile.
L’azienda ha deciso di ridurre i costi operativi, ristrutturare i processi e sfruttare la potenza dell’IA per “fare di più con meno”.
Il CEO Andy Jassy lo ha ammesso apertamente in una nota ai dipendenti, riportata da Bloomberg:
“Avremo bisogno di meno persone che svolgono alcuni lavori e di più persone che svolgono altri. È difficile dire quanto, ma l’efficienza dell’intelligenza artificiale ridurrà la forza lavoro totale nei prossimi anni.”

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Una rivoluzione silenziosa che cambia il lavoro
Non è un caso isolato. Anche Meta ha recentemente tagliato 600 dipendenti nel settore AI, mentre Intel ha annunciato 25.000 licenziamenti per ristrutturare i propri processi produttivi.
L’intero settore tecnologico sta entrando in una nuova fase in cui la produttività è misurata in algoritmi, non in ore uomo.
Amazon, che conta oltre 1,55 milioni di dipendenti nel mondo, vuole diventare il modello di questa trasformazione: meno burocrazia, più automazione.
La società ha persino introdotto una linea interna anonima per segnalare inefficienze e ha già raccolto oltre 1.500 segnalazioni, che hanno portato a più di 450 modifiche strutturali.
L’ombra del futuro: più efficienza, meno umanità
Dietro l’apparente efficienza dell’automazione, si cela però una questione più profonda.
L’intelligenza artificiale promette velocità e precisione, ma rischia di erodere il tessuto umano del lavoro, lasciando dietro di sé intere categorie professionali obsolete.
Molti analisti parlano già di una “nuova rivoluzione industriale digitale”, dove il lavoratore non viene più sfruttato — ma semplicemente eliminato.
Amazon, come sempre, è il laboratorio di tutto questo.
E se oggi sono 30.000 i dipendenti colpiti, domani potrebbero essere molti di più.
Il futuro del lavoro, insomma, non si gioca più nei magazzini o negli uffici.
Si gioca nei server dove vive l’intelligenza artificiale.
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