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Bambole sessuali “infantili”: la Francia dichiara guerra ad AliExpress e Joom

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La Francia è esplosa di indignazione. Non si tratta di una polemica politica, né dell’ennesima disputa economica. Il caso che ha scosso l’opinione pubblica riguarda qualcosa di molto più grave: la vendita, su AliExpress e Joom, di bambole per adulti realizzate con sembianze infantili. Un’accusa pesante, che ha immediatamente spinto il governo francese ad attivarsi.

Secondo quanto riportato da Le Figaro, il ministro del Commercio Papin Serge ha confermato l’avvio di un procedimento ufficiale contro le due piattaforme cinesi. Non una semplice lettera di richiamo, ma mandati di comparizione veri e propri, inviati per notificare alle aziende l’inizio di un’indagine formale sul commercio di prodotti considerati illegali e profondamente pericolosi.

Serge è stato chiaro: «La battaglia sarà lunga». Il ministro ha parlato apertamente della necessità di porre fine a quello che definisce “Far West digitale”, un ecosistema in cui piattaforme straniere riescono a sfuggire ai controlli vendendo merci illegali, non sicure e di qualità infima. Il cuore della questione, però, è un altro: la tutela dei minori. E su questo la Francia sembra determinata a non cedere di un millimetro.

Il caso delle bambole sessuali con sembianze di bambini ha fatto scattare un allarme immediato. Una questione etica, prima ancora che legale. Una linea rossa che, secondo Parigi, è stata oltrepassata senza esitazione.

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Il governo francese ha spiegato di avere due obiettivi molto chiari. Il primo è proteggere i consumatori, che troppo spesso si ritrovano davanti a prodotti privi di controlli e con standard più bassi delle soglie europee di sicurezza. Il secondo è difendere il commercio tradizionale, indebolito da una competizione che Parigi considera ingiusta: negozi e attività francesi devono rispettare mille regole, mentre marketplace stranieri riescono a vendere liberamente articoli che in Europa sarebbero immediatamente sequestrati.

Serge ha persino ammesso la necessità di un certo “prote­zionismo”, definendolo non solo legittimo, ma indispensabile per evitare che il mercato interno venga travolto da piattaforme che giocano secondo regole completamente diverse. E ha criticato duramente coloro che difendono AliExpress e Joom unicamente in nome dei prezzi bassi: «I prezzi bassi non giustificano tutto».

La posizione del governo francese è stata ulteriormente rafforzata dal ministro per le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale Anne Le Henanf. Anche lei ha riconosciuto la gravità della situazione, affermando che lo Stato è pronto ad adottare misure severe, fino all’eventuale chiusura dei siti coinvolti, qualora venissero accertate violazioni sistematiche delle leggi francesi ed europee.

Le Henanf ha sottolineato l’importanza di un sistema giudiziario che sappia difendere i minori e le famiglie. E ha ricordato che la protezione dei più vulnerabili rimane uno dei pilastri dell’Unione Europea, soprattutto nel mondo digitale, sempre più difficile da controllare.

Per il governo francese, dunque, non è solo un’indagine commerciale: è una battaglia culturale, politica e morale contro un modello di marketplace che, secondo Parigi, mette a rischio consumatori, aziende locali e soprattutto bambini. E la Francia sembra pronta a portarla fino in fondo.

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