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BISC, il microchip che trasforma il cervello in un’interfaccia ad alta velocità

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Un impianto grande quanto un’unghia, sottile come un capello, capace di collegare il cervello umano a un computer senza fili e a velocità mai viste prima. Non è fantascienza: si chiama BISC, ed è uno dei progetti più audaci mai sviluppati nel campo delle neurotecnologie.

Gli scienziati lo descrivono come una svolta storica per il trattamento delle malattie neurologiche, ma anche come il primo passo verso un futuro in cui il confine tra uomo e macchina potrebbe diventare sempre più labile.

65.536 elettrodi, 50 micron di spessore e una velocità da primato

Il cuore del BISC è un singolo chip ultrasottile — appena 50 micron, più sottile di un foglio di carta. Sulla sua superficie sono stati integrati 65.536 elettrodi, una densità impressionante che permette di registrare e trasmettere i segnali cerebrali con una precisione mai raggiunta prima.

La vera sorpresa, però, è la velocità: fino a 100 Mbit/s, ovvero 100 volte superiore a quella delle attuali interfacce cerebrali wireless.
Per chi lavora nel settore delle neuroprotesi, questo dato è una pietra miliare: significa poter leggere il cervello praticamente in diretta, senza i ritardi o le interferenze dei sistemi tradizionali.

Il chip è stato sviluppato con tecnologia TSMC BCD a 0,13 µm, e integra in un unico componente tutto ciò che serve:
un ricetrasmettitore radio, un sistema di alimentazione wireless, moduli analogico-digitali e l’elettronica di controllo.
Un’intera infrastruttura neurologica, condensata in pochi millimetri.

Durante i primi test, gli scienziati sono riusciti a ottenere segnali estremamente stabili, installando l’impianto attraverso un minuscolo foro nel cranio, riducendo così l’invasività dell’intervento.

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Epilessia, protesi avanzate e un nuovo mercato neurotecnologico

Il team di ricerca sta già lavorando con pazienti affetti da epilessia, dove BISC ha dimostrato un potenziale enorme per monitorare l’attività cerebrale in tempo reale. Il progetto ha ricevuto una sovvenzione dedicata allo sviluppo del chip nelle forme più gravi della malattia.

Nel frattempo, la startup Kampto Neurotech ha iniziato a produrre versioni di ricerca del BISC per laboratori e università.
Gli sviluppatori sono convinti che questo sia solo l’inizio: un dispositivo del genere potrebbe aprire la strada a neuroprotesi di nuova generazione, più rapide, più intelligenti e in grado di restituire funzioni motorie e sensoriali oggi impossibili da replicare.

Se manterrà le promesse, BISC non sarà solo un impianto medico: sarà la porta d’ingresso a un nuovo tipo di interazione uomo–macchina, dove il pensiero diventa comando e il cervello diventa un nodo di rete.

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