Cancro e bibite gassate: il nuovo studio che invita a riflettere

Per anni ci hanno ripetuto che l’alcol è il principale nemico del fegato. Ma e se il vero veleno quotidiano fosse nel bicchiere di bibita che beviamo con leggerezza?
Una nuova ricerca pubblicata su JAMA Network Open lancia un allarme difficile da ignorare: le donne che consumano una o più bevande zuccherate al giorno hanno un rischio dell’85% più alto di sviluppare un cancro al fegato, e un 68% in più di probabilità di morire per malattia epatica cronica. Numeri che fanno riflettere — e che potrebbero cambiare per sempre il nostro modo di vedere una semplice lattina di cola.
Lo studio choc: 25 anni di dati su quasi 100.000 donne
A firmare questa ricerca sono i ricercatori del Brigham and Women’s Hospital, che hanno seguito quasi 100.000 donne in postmenopausa per oltre due decenni. Si tratta di una delle analisi più ampie mai condotte sul rapporto tra bibite zuccherate e salute del fegato.
I risultati sono inquietanti:
- Chi beve almeno una bibita zuccherata al giorno ha quasi il doppio delle probabilità di sviluppare un cancro epatico.
- Lo stesso gruppo ha mostrato un 68% di rischio in più di morte per malattie epatiche croniche.
Il dettaglio più interessante? Le bevande dolcificate artificialmente non mostrano lo stesso livello di rischio, anche se gli esperti ammoniscono: non vuol dire che siano innocue.
Il fegato malato non è più solo un problema da alcolisti
Negli Stati Uniti (ma il problema è globale), i casi di cancro al fegato sono triplicati dagli anni ‘80. Solo nel 2023, si stimano oltre 41.000 nuove diagnosi. Eppure, circa il 40% dei pazienti non presenta i classici fattori di rischio (alcol, epatite, obesità). Questo studio aggiunge un nuovo indiziato alla lista: lo zucchero liquido.
Parliamo di:
- Bibite gassate
- Succhi industriali
- Energy drink
- “Punch” alla frutta
Tutte bombe glicemiche cariche di sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, zuccheri raffinati che sovraccaricano il fegato. A differenza dello zucchero contenuto nella frutta intera, queste sostanze entrano in circolo rapidamente, generando infiammazioni e accumulo di grasso.
Il risultato? Una condizione nota come steatosi epatica non alcolica (NAFLD), oggi diffusa in quasi un terzo della popolazione americana (e anche in Europa i numeri crescono in silenzio).

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Un bicchiere al giorno toglie il medico di torno? Non proprio.
Lo studio non stabilisce una causa-effetto diretta (è osservazionale), ma i numeri parlano chiaro. Secondo Longgang Zhao, autore principale della ricerca, se i dati venissero confermati, sarebbe necessario rivedere le linee guida dietetiche internazionali.
Nel frattempo, la moderazione diventa un atto di prevenzione. Una bibita ogni tanto non manderà il fegato in tilt, ma il consumo quotidiano rischia di essere un’abitudine tossica. Soprattutto per chi ha già altri fattori di rischio (come diabete o sovrappeso).
Ripensare le abitudini: il fegato ringrazia in silenzio
Sappiamo che le bevande zuccherate non sono esattamente salutari. Ma finora erano viste come “calorie vuote”, non come potenziali inneschi di tumore. Questa ricerca cambia la narrazione: non è solo questione di peso, ma di sopravvivenza.
Cosa possiamo fare?
- Sostituire le bibite con acqua, tisane, acqua frizzante con limone o menta
- Ridurre il consumo senza cadere nell’illusione delle bevande light
- Fare educazione alimentare nelle scuole e nelle famiglie
Conclusione: serve un’azione pubblica, non solo privata
Le malattie epatiche sono la nuova epidemia silenziosa. E mentre governi e sistemi sanitari si concentrano su virus e pandemie, un nemico zuccherato si insinua nei carrelli della spesa di milioni di persone.
È tempo di una presa di coscienza collettiva. Non si tratta di demonizzare chi beve una bibita ogni tanto. Ma di sapere cosa succede davvero nel corpo quando lo zucchero liquido diventa un’abitudine quotidiana.
Perché il fegato, anche quando soffre, non fa rumore. Ma quando si spegne, lo fa senza appello.
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