Causa contro OpenAI archiviata: vittoria per l’intelligenza artificiale
Un giudice federale ha recentemente archiviato una causa intentata da due testate giornalistiche contro OpenAI, accusando la società di utilizzare in modo improprio i loro contenuti protetti da copyright per addestrare il chatbot ChatGPT. La decisione è stata presa dalla giudice Colleen McMahon del Tribunale Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Meridionale di New York, che ha accolto la richiesta di OpenAI di archiviare l’intera denuncia.
Il giudice McMahon ha stabilito che le testate Raw Story e AlterNet non sono riuscite a dimostrare un danno concreto, requisito necessario per avere legittimità ai sensi dell’Articolo Tre della Costituzione degli Stati Uniti. Non sono state fornite prove specifiche di contenuti riprodotti senza riconoscimento da parte di ChatGPT, e la giudice ha descritto come “remota” la possibilità di tali incidenti. Ha inoltre osservato che le testate non hanno dimostrato che le informazioni contenute nei loro articoli fossero effettivamente coperte da copyright.
Questo verdetto rappresenta una delle prime vittorie significative per un’azienda di intelligenza artificiale accusata di violazione del copyright da parte di editori di notizie. Le testate avevano richiesto danni di almeno 2.500 dollari per violazione e avevano chiesto la rimozione dei loro contenuti dai dataset di OpenAI. La società ha sostenuto che l’uso di dati accessibili al pubblico è protetto dalle normative sul “fair use”.
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Nonostante la sentenza, le due testate hanno la possibilità di presentare un reclamo modificato. La giudice McMahon ha manifestato disponibilità ad esaminare una denuncia emendata, sebbene abbia espresso scetticismo sulla possibilità che le testate possano dimostrare un danno tangibile causato da OpenAI. Il CEO di Raw Story Media, John Byrne, ha confermato l’intenzione di appellarsi alla decisione, affermando che sono fiduciosi di poter affrontare le preoccupazioni del tribunale in una denuncia rivista.
Questa causa potrebbe influenzare ulteriori azioni legali, poiché OpenAI e altre aziende di intelligenza artificiale si trovano ad affrontare numerosi reclami riguardanti i dati utilizzati per addestrare i loro sistemi. La sentenza potrebbe, infatti, stabilire un precedente per altre cause simili in corso, comprese quelle da parte di editori di spicco come il New York Times.
La sentenza di archiviazione del caso rappresenta un punto cruciale nel dibattito sul copyright e sull’uso dei contenuti da parte delle tecnologie di intelligenza artificiale. La questione rimane aperta, con potenziali sviluppi futuri che potrebbero ridefinire le dinamiche tra editori e aziende tecnologiche nel panorama dell’informazione moderna.
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