ChatGPT chiede il passaporto agli utenti: nasce una nuova era di controlli digitali?

ChatGPT ha iniziato a fare qualcosa che fino a pochi mesi fa sarebbe sembrato impossibile: chiedere agli utenti il passaporto per verificare l’età. Non una metafora, non un’immagine ingigantita dai social, ma un vero controllo d’identità richiesto quando il sistema sospetta che l’interlocutore abbia meno di 18 anni. La notizia, riportata dal portale «Habr», ha immediatamente acceso un acceso dibattito globale.
In pratica, se l’algoritmo rileva contenuti sensibili o comportamenti che fanno pensare a un utente minorenne, l’accesso alle conversazioni etichettate come “adult” viene bloccato finché non viene fornita una prova d’identità. Una misura che, almeno sulla carta, dovrebbe servire a proteggere i minori da contenuti potenzialmente rischiosi. Ma la realtà si è dimostrata molto più complessa, perché diversi utenti adulti hanno segnalato falsi positivi: uno di loro, trentenne dichiarato, ha raccontato di essere stato bloccato e costretto a verificare la propria età nonostante non ci fosse alcun motivo evidente.
Una fase di test che divide: sicurezza o invasione della privacy?
OpenAI ha confermato che il nuovo sistema di verifica è in fase di rollout graduale, interessando soprattutto le regioni anglofone. L’obiettivo ufficiale è chiaro: rispettare le normative sull’età, evitare accessi minorili a contenuti inappropriati e rafforzare la sicurezza digitale. L’azienda assicura anche che i dati del passaporto vengono trasmessi in forma crittografata, utilizzati solo per confermare l’età e non conservati in formato leggibile.
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Nonostante questo, le reazioni del pubblico oscillano tra sostegno e preoccupazione. Da un lato c’è chi considera la verifica un passo inevitabile, soprattutto in un’epoca in cui governi e istituzioni spingono verso forme sempre più rigide di identificazione digitale. Dall’altro lato, molti utenti temono che questo rappresenti un precedente pericoloso, con un’IA che diventa non solo uno strumento di conversazione, ma anche un controllore che richiede documenti, raccoglie dati sensibili e rischia di applicare filtri troppo aggressivi.
Il futuro dei controlli: passaporti digitali, carte bancarie e identità elettroniche
OpenAI ha precisato che il sistema attuale è puramente sperimentale. L’azienda sta raccogliendo feedback, analizzando casi problematici e valutando metodi alternativi per verificare l’età, come l’uso di carte bancarie, documenti elettronici o altri identificatori digitali.
La sensazione generale, però, è che ci stiamo avvicinando a un nuovo scenario in cui l’accesso ai servizi di intelligenza artificiale potrebbe essere strettamente legato alla prova dell’identità, proprio come già accade per piattaforme finanziarie o governative.
E mentre la tecnologia continua a correre, cresce anche la preoccupazione per il confine sempre più sottile tra sicurezza, tutela dei minori e potenziale invasione della privacy. L’esperimento è appena iniziato, ma la discussione è destinata a diventare esplosiva.
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