ChatGPT: un doppio standard tra Islam e Cristianesimo?

Un recente esperimento condotto da un utente su X ha messo in luce un presunto doppio standard nel comportamento di ChatGPT, l’intelligenza artificiale sviluppata da OpenAI. L’utente ha chiesto al modello di generare testi in rima su diverse religioni, ottenendo risposte che sembrano rivelare un trattamento differenziato: ChatGPT si è rifiutato di creare una poesia satirica sull’Islam, ma ha prodotto senza esitazione versi che ridicolizzano il Cristianesimo.
Nel primo caso, l’utente ha richiesto una poesia umoristica sull’Islam. ChatGPT ha declinato la richiesta, adducendo come motivazione il rispetto per le credenze religiose e la volontà di evitare contenuti che potessero risultare offensivi o irrispettosi. Nel secondo caso, invece, quando è stato chiesto di scrivere una poesia che deridesse il Cristianesimo, l’IA ha prontamente generato un testo in rima che prendeva in giro la fede cristiana, senza mostrare le stesse remore.
Questo comportamento ha scatenato critiche da parte di alcuni osservatori, che accusano ChatGPT di applicare un doppio standard: da un lato, un atteggiamento di deferenza verso l’Islam; dall’altro, una maggiore libertà nel satireggiare il Cristianesimo. I detrattori sostengono che tale disparità rifletta una programmazione influenzata da pregiudizi culturali o da scelte deliberate degli sviluppatori di OpenAI, che potrebbero privilegiare la sensibilità verso alcune religioni a scapito di altre.

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Non è la prima volta che ChatGPT finisce sotto i riflettori per presunte incoerenze. Altri utenti hanno segnalato in passato risposte che sembrano favorire determinate ideologie o evitare temi controversi in modo selettivo. OpenAI, dal canto suo, ha sempre difeso il proprio approccio, spiegando che il modello è progettato per bilanciare libertà di espressione e rispetto per le diversità, anche se i risultati non sempre soddisfano tutti.
L’esperimento ha riacceso il dibattito sull’imparzialità delle intelligenze artificiali e sul modo in cui vengono “addestrate” a gestire temi sensibili come la religione. Per alcuni, il rifiuto di ChatGPT di scherzare sull’Islam è un segno di rispetto appropriato; per altri, è un’ipocrisia che evidenzia una mancanza di coerenza. Quel che è certo è che, con l’aumentare della dipendenza da queste tecnologie, il loro comportamento continuerà a essere scrutato e discusso.
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