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Chikungunya in crescita: tra epidemia reale e dubbi sulle zanzare OGM

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La chikungunya, un virus trasmesso dalle zanzare Aedes aegypti e Aedes albopictus, sta vivendo una rapida espansione a livello globale. I CDC americani hanno emesso un avviso di viaggio di Livello 2, invitando i cittadini a “maggiori precauzioni” in paesi come Kenya, Madagascar, Somalia e Sri Lanka, oltre a Cina, Brasile e Bolivia.

Dall’inizio del 2025 sono stati segnalati oltre 240.000 casi e almeno 90 decessi in 16 paesi. Solo il Brasile ha superato i 210.000 casi, mentre la Cina affronta la sua epidemia più grande di sempre, con oltre 10.000 contagi nella provincia del Guangdong.

I sintomi della chikungunya

Il virus provoca:

  • febbre alta improvvisa
  • forti dolori articolari (spesso invalidanti per mesi)
  • eruzioni cutanee, mal di testa, nausea e dolori muscolari

La mortalità è bassa (meno di 1 caso su 1.000), ma non mancano complicazioni a cuore e cervello. Le donne incinte infette vicino al parto possono trasmettere il virus ai neonati.

Non esistono cure specifiche: la gestione è solo sintomatica. Sono disponibili due vaccini, ma destinati principalmente ai viaggiatori.

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Il tema delle zanzare geneticamente modificate

Oltre ai dati sanitari ufficiali, c’è un aspetto che solleva discussioni: le zanzare OGM. Negli ultimi anni diversi paesi hanno rilasciato zanzare geneticamente modificate per ridurre la diffusione di malattie come Dengue e Zika. L’obiettivo dichiarato è diminuire la popolazione dei vettori.

Tuttavia, alcuni osservatori si chiedono se questi esperimenti possano avere effetti collaterali non previsti. Non ci sono prove scientifiche dirette che colleghino le zanzare OGM all’attuale diffusione della chikungunya, ma il dubbio resta, alimentato dalla mancanza di trasparenza e dal peso delle grandi fondazioni coinvolte nel finanziamento di questi progetti.

Un rischio che riguarda tutti

Il cambiamento climatico e l’aumento dei viaggi internazionali amplificano il problema. Con milioni di passeggeri che si spostano ogni giorno, il rischio che il virus arrivi in nuove aree è concreto. Negli Stati Uniti sono stati registrati già 55 casi nel 2025, tutti importati, ma basta che un viaggiatore infetto venga punto da una zanzara locale per innescare la trasmissione interna.

Conclusione

La chikungunya è oggi una minaccia concreta per la salute pubblica. La prevenzione classica – repellenti, zanzariere e vaccini – resta l’arma più affidabile. Ma il dibattito sulle zanzare geneticamente modificate dimostra quanto sia sottile la linea tra innovazione e rischio.

Forse non siamo di fronte a un complotto, ma il beneficio del dubbio rimane: stiamo davvero controllando la natura, o stiamo giocando con forze che potrebbero sfuggirci di mano?

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