Chrome e privacy: quando il browser più usato diventa il più discutibile

Per anni Google Chrome è stato sinonimo di velocità, compatibilità e semplicità. Il browser “che funziona sempre”, quello che tutti installano per primo su un computer nuovo. Ma quando si smette di guardare alle prestazioni e si inizia a osservare come vengono trattati i dati degli utenti, il quadro cambia radicalmente. E non in meglio.
Una recente valutazione pubblicata da Digitain ha deciso di ribaltare il punto di vista classico: niente benchmark di velocità, niente test sulle estensioni, niente gare di funzionalità. Al centro dell’analisi c’è una sola domanda: quanto un browser protegge davvero la tua privacy?
La risposta, per Chrome, è piuttosto scomoda.
La classifica che Google preferirebbe non vedere
Nel ranking stilato dagli esperti di Digitain, Google Chrome si piazza tra i peggiori browser in assoluto dal punto di vista della privacy. Non l’ultimo, ma comunque sul fondo della classifica, con 76 punti di penalità legati a tracciamento, gestione dei dati e sicurezza delle connessioni.
Peggio di Chrome fa solo una nuova categoria di browser emergenti, quelli basati sull’intelligenza artificiale. In cima alla lista nera c’è ChatGPT Atlas, giudicato il peggiore in assoluto: 99 punti di rischio su 100, un fallimento totale nei test su blocco dei tracker, protezione delle connessioni e minimizzazione dei dati raccolti.
Accanto a Chrome non se la passano molto meglio Vivaldi, che ottiene lo stesso punteggio negativo, mentre Microsoft Edge limita in parte i danni, ma resta comunque lontano da una vera tutela della privacy. Opera completa la parte bassa della classifica, confermando come molti browser “popolari” condividano gli stessi problemi strutturali.
Perché Chrome paga un prezzo così alto sulla privacy
Il punto non è che Chrome sia tecnicamente insicuro. Il problema è il modello su cui è costruito. Chrome nasce e vive dentro l’ecosistema Google, un ecosistema basato sulla raccolta, correlazione e analisi dei dati. Anche quando non si parla di pubblicità diretta, il browser resta un sensore potentissimo del comportamento dell’utente.
Tracker, fingerprinting, sincronizzazione dei dati, connessione costante ai servizi Google: tutto questo rende Chrome estremamente efficiente, ma poco amico della riservatezza. La valutazione di Digitain non punisce bug o falle, ma la filosofia stessa del prodotto.
I browser che migliorano, ma senza eccellere
Salendo nella classifica, la situazione migliora solo gradualmente. Mozilla Firefox si posiziona a metà strada, con una protezione discreta ma non estrema. Apple Safari fa leggermente meglio, grazie a un maggiore controllo sul tracciamento, mentre DuckDuckGo e Tor Browser iniziano finalmente a mostrare un approccio più serio alla privacy.
Non sono perfetti, ma il loro obiettivo è chiaro: ridurre al minimo la quantità di dati esposti, anche a costo di rinunciare a qualche comodità.

Leggi anche:
Intelligenza artificiale e browser: un’accoppiata pericolosa?
Uno dei punti più interessanti dell’analisi riguarda i nuovi browser basati sull’IA. Prodotti come ChatGPT Atlas o Comett stanno attirando enorme attenzione perché promettono un modo completamente nuovo di navigare: riassunti automatici, assistenza contestuale, suggerimenti intelligenti.
Ma come ha spiegato Paruyr Harutyunyan, responsabile del Digital Marketing Group di Digitain, c’è un problema strutturale:
l’intelligenza artificiale ha bisogno di dati per funzionare. E quei dati spesso includono cronologia, contenuti visitati, input testuali, comportamenti e preferenze personali. Senza regole rigidissime, il rischio di trasformare il browser in un enorme strumento di raccolta dati è altissimo.
I veri vincitori: pochi, ma coerenti
Alla fine della classifica, finalmente, compaiono i nomi che da anni predicano (e praticano) la privacy come valore centrale. Brave e soprattutto Mullvad Browser vengono indicati come i browser più sicuri.
Mullvad, in particolare, è open source, riduce al minimo assoluto la raccolta dati e nasce con un’idea semplice ma radicale: l’utente non deve essere tracciato, punto. Nessun compromesso, nessuna ambiguità.
La verità scomoda sui browser moderni
La lezione è chiara e non riguarda solo Chrome. Nel 2025, il browser non è più una semplice finestra sul web, ma uno degli strumenti più invasivi che utilizziamo ogni giorno. Sceglierlo solo in base alla comodità o alla velocità significa ignorare il vero prezzo che stiamo pagando.
Chrome resta un browser eccellente per prestazioni e compatibilità. Ma quando si parla di privacy, è uno dei peggiori esempi possibili. E continuare a usarlo senza consapevolezza significa accettare che ogni clic racconti qualcosa di noi.
Ti potrebbe interessare:
Segui guruhitech su:
- Google News: bit.ly/gurugooglenews
- Telegram: t.me/guruhitech
- X (Twitter): x.com/guruhitech1
- Bluesky: bsky.app/profile/guruhitech.bsky.social
- GETTR: gettr.com/user/guruhitech
- Rumble: rumble.com/user/guruhitech
- VKontakte: vk.com/guruhitech
- MeWe: mewe.com/i/guruhitech
- Skype: live:.cid.d4cf3836b772da8a
- WhatsApp: bit.ly/whatsappguruhitech
Esprimi il tuo parere!
Che ne pensi di questa notizia? Lascia un commento nell’apposita sezione che trovi più in basso e se ti va, iscriviti alla newsletter.
Per qualsiasi domanda, informazione o assistenza nel mondo della tecnologia, puoi inviare una email all’indirizzo [email protected].
Scopri di più da GuruHiTech
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
