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Creato il primo neurone artificiale che si comporta come uno vero

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Un traguardo che segna l’inizio di una nuova era tra biologia e tecnologia: gli scienziati hanno realizzato il primo neurone artificiale capace di comportarsi esattamente come una cellula cerebrale reale, rispondendo non solo agli impulsi elettrici ma anche ai segnali chimici, proprio come avviene nel nostro cervello.

Un risultato che potrebbe cambiare per sempre il modo in cui computer e organismi viventi interagiscono.

Un cervello sintetico prende forma

Il nuovo neurone artificiale non è un semplice circuito elettronico. È una copia funzionale del neurone biologico, identica per dimensioni, tempi di risposta e sensibilità ai neurotrasmettitori.
Alla base di questa invenzione c’è un componente rivoluzionario: un memristore realizzato con nanofili proteici derivati dal batterio Geobacter sulfurreducens.

Questo materiale, altamente conduttivo e “biocompatibile”, consente al neurone artificiale di funzionare con una tensione di appena 60 millivolt e una corrente di 1,7 nanoampere, praticamente gli stessi valori di un neurone umano.
Per confronto, i modelli precedenti richiedevano dieci volte più tensione e cento volte più potenza.

Il neurone che parla con il cuore

Il team di ricerca ha poi voluto spingersi oltre. Hanno collegato il neurone artificiale a cellule cardiache umane attive e lo hanno sottoposto al farmaco noradrenalina, un neurotrasmettitore naturale.
Il risultato? Il neurone artificiale ha reagito esattamente come uno reale, adattando la sua risposta elettrica ai cambiamenti chimici indotti dal farmaco.

In altre parole, questo dispositivo elettronico “sente” e “risponde” ai segnali biologici. È il primo passo verso un’integrazione totale tra cervello e tecnologia.

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Per ora si tratta solo di un prototipo da laboratorio, ma le implicazioni sono enormi.
Un giorno, questa tecnologia potrebbe essere utilizzata per ripristinare connessioni neurali danneggiate, curare lesioni cerebrali, o persino collegare direttamente il cervello a sistemi informatici avanzati.

Gli scienziati parlano di una nuova generazione di chip neurali in grado di comunicare con i tessuti viventi in modo naturale, aprendo la strada a interfacce cervello-computer più precise, reattive e “biologiche” che mai.

Il confine tra uomo e macchina si assottiglia

Questa scoperta non è solo un passo avanti per la scienza, ma anche un segnale: il confine tra intelligenza naturale e artificiale sta diventando sempre più sfumato.
Per la prima volta, una macchina non imita soltanto il cervello umano, ma parla la sua stessa lingua — quella dei segnali bioelettrici e dei neurotrasmettitori.

E mentre i ricercatori assicurano che l’obiettivo è puramente medico, molti già si chiedono: quanto manca prima che l’intelligenza artificiale inizi a fondersi davvero con quella biologica?

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