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DAZN chiede 500 euro ai pirati del pezzotto: ma queste multe si devono davvero pagare?

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L’eco dell’operazione antipirateria condotta dalla Guardia di Finanza di Lecce non si è ancora spenta, ma la vicenda sta assumendo contorni sempre più inquietanti. Dopo le multe da 141 euro inflitte a circa 2.000 utenti, ora DAZN ha deciso di rincarare la dose: a casa dei multati stanno arrivando lettere di richiesta danni da 500 euro, con toni tutt’altro che concilianti.

La domanda che tutti si stanno ponendo, però, è una sola: queste richieste si devono davvero pagare?

Le lettere di DAZN: 500 euro “per chiudere la questione”

Secondo quanto emerso, la piattaforma sportiva in streaming ha ottenuto dalla magistratura la lista completa dei soggetti multati lo scorso anno nell’ambito dell’operazione antipirateria. Con quei nomi in mano, ha inviato lettere di “conciliazione” per chiedere un indennizzo forfettario di 500 euro, da pagare entro sette giorni.

Nel documento, DAZN scrive che la somma è richiesta “per comporre extragiudizialmente la questione” e come “impegno a non porre in essere ulteriori comportamenti lesivi”. In pratica, una sorta di risarcimento preventivo per evitare cause civili.

Ma se non si paga, la minaccia è chiara: azioni legali e richieste di risarcimento più elevate, fino a “dieci anni di abbonamento”, come aveva già annunciato l’amministratore delegato Stefano Azzi.

È una multa o una richiesta privata?

Ed è qui che la questione si fa spinosa. Perché la sanzione amministrativa di 141 euro inflitta dalla Guardia di Finanza è un conto — si tratta di una multa ufficiale, emessa dallo Stato. Tutt’altra cosa è la richiesta risarcitoria di DAZN, che non ha alcun valore di multa, ma rientra nella sfera dei rapporti civili tra privati.

In altre parole, DAZN non può obbligare automaticamente nessuno a pagare quei 500 euro. Si tratta di un invito a una conciliazione, uno strumento legittimo ma facoltativo. Se l’utente non paga, l’azienda può comunque decidere di citare in giudizio il singolo individuo, ma dovrà dimostrare il danno economico subito e la sua correlazione diretta con l’uso del servizio pirata.

E non è detto che un tribunale le dia ragione.

Una mossa di deterrenza più che di giustizia

Molti esperti di diritto digitale vedono in questa iniziativa una mossa intimidatoria, più utile a scoraggiare futuri comportamenti “pirata” che a recuperare reali danni economici.

DAZN, come altre piattaforme, sa bene che citare in giudizio migliaia di persone sarebbe impraticabile e dispendioso. Ma inviare lettere con toni minacciosi può avere un impatto psicologico immediato: la paura di una causa civile spinge molti a pagare anche somme non dovute, solo per “chiudere la faccenda”.

Il meccanismo è semplice: trasformare la paura in deterrente.

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Pirateria o confusione normativa?

Il nodo vero resta l’assenza di una disciplina chiara e proporzionata. Nel caso dell’operazione di Lecce, gli utenti erano stati sanzionati non per aver venduto o distribuito contenuti, ma semplicemente per aver guardato partite e programmi tramite link illegali o IPTV pirata.

Una condotta che, pur essendo contraria alla legge, non è equiparabile al reato di pirateria industriale o di contraffazione. Eppure, il trattamento riservato a questi utenti si avvicina pericolosamente a quello di criminali digitali.

Chiedere 500 euro di “indennizzo” dopo una multa già pagata solleva interrogativi legittimi su proporzionalità, equità e diritto alla difesa.

Un precedente pericoloso

Se questa iniziativa dovesse passare sotto silenzio, potrebbe creare un precedente inquietante: ogni azienda coinvolta in un’indagine di pirateria potrebbe chiedere ulteriori risarcimenti a chiunque abbia già pagato una multa statale.

E a quel punto, la distinzione tra giustizia pubblica e giustizia privata verrebbe annullata. Sarebbe come se, dopo aver pagato una multa per eccesso di velocità, la casa automobilistica ti chiedesse altri 500 euro per “aver danneggiato la reputazione del marchio”.

L’ipocrisia delle piattaforme

C’è anche un certo paradosso in tutto questo: le stesse piattaforme che lamentano perdite a causa della pirateria sono spesso accusate di politiche aggressive e prezzi non sostenibili.

Tra abbonamenti multipli, contenuti frammentati e aumenti continui, il mercato legale dello streaming sportivo è diventato un labirinto dove l’utente paga sempre di più per avere sempre meno.

E mentre si investono milioni in campagne contro la pirateria, nessuno sembra porsi la domanda più semplice: perché così tante persone scelgono comunque di ricorrere a metodi alternativi?

Una battaglia più etica che legale

Il problema della pirateria non si risolverà mai con multe e lettere minacciose. Si risolverà solo ridando valore e accessibilità al contenuto legale.

Finché guardare una partita costerà più di un biglietto per lo stadio, e finché l’abbonamento legale richiederà tre diverse piattaforme, la pirateria continuerà a essere un riflesso del malcontento, non solo dell’illegalità.

Le lettere di DAZN, al contrario, rischiano di trasformare una questione morale in una guerra psicologica tra aziende miliardarie e cittadini già puniti dallo Stato.

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