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Design system e loghi: la coerenza visiva nelle piattaforme digitali

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Tra i numerosi siti, le app e i canali che un marchio presidia ogni giorno, il logo da solo non può reggere il peso dell’identità. È necessario un sistema, anzi un insieme di regole, componenti e scelte editoriali che mantengano riconoscibile l’azienda ovunque compaia.

Quando questo accade, l’utente si orienta in fretta e ritrova segnali familiari. Quando manca, il risultato è del tutto disallineato: i colori possono essere simili, ma non identici, i testi hanno toni sbilanciati, le icone non corrispondono ovunque in termini di stile, i loghi diventano sgranati. Da tutto questo nasce la necessità di un design system che metta il marchio al centro e lo faccia comunicare adeguatamente con tutto il resto.

Perché è fondamentale la coerenza visiva

Per chi desidera rendere più veloce un percorso di questo tipo, rivolgersi a uno studio grafico Milano specializzato in comunicazione e web marketing B2B, capace di curare anche la brand identity, consente di impostare il progetto con attenzione e risparmiare tempo nella fase di definizione delle regole. Un partner competente raccoglie i materiali esistenti, individua le divergenze presenti e costruisce un prospetto chiaro in cui il logo diventa il cardine di un linguaggio.

Se è presente coerenza in tutti i dettagli, l’utente potrà riconoscere gli elementi, si fida, interagisce con maggior sicurezza. Anche all’interno dell’azienda i vantaggi sono evidenti: i team lavorano su basi comuni, grazie a componenti che si possono riutilizzare, a linee guida comuni, a librerie grafiche sempre aggiornate. Dal punto di vista economico, ogni asset corretto alla fonte evita di effettuare ritocchi continui e rende più brevi i tempi di rilascio.

Il marchio al centro del progetto grafico

Il logo può nascere come logotipo, come monogramma o come simbolo astratto, ma in tutti i casi diventa efficace quando trova spazio in un sistema stabile. Prima di qualsiasi layout, bisogna definire proporzioni, limiti minimi di dimensione, relazione con payoff e versioni alternative. Ne deriva un set di declinazioni pensate per scenari pratici: intestazioni compatte, avatar quadrati, favicon, schermate di caricamento, anteprime social.

Alla base di tutto c’è una regola ben precisa, quella secondo la quale il marchio deve risultare leggibile e identico a se stesso, qualunque sia il contenitore. Per ottenere questo risultato, servono indicazioni chiare. A ciascun contesto va applicata la sua versione, senza adattamenti dell’ultimo minuto.

Elementi di base: colori, caratteri, ritmo visivo

La definizione degli elementi di base che viene effettuata da professionisti del design comprende la palette cromatica primaria e secondaria, con valori espressi in esadecimale, CMYK e RGB. La tipografia va pensata in base a ruoli distinti, come titolo, sottotitolo, corpo e didascalia. Meglio adottare una spaziatura precisa e griglie per dare respiro ai contenuti.

Il colore non deve essere considerato come una semplice decorazione, perché diventa un vero e proprio simbolo del marchio. È fondamentale, quindi, definirne soglie di contrasto, accostamenti consentiti e usi in modalità chiare e scure, per evitare interpretazioni arbitrarie. La tipografia va scelta per tono e leggibilità e andrebbe gestita con stili predefiniti e scale modulari.

Logo reattivo e modalità scura

Non tutti i supporti offrono la stessa superficie con caratteristiche uguali. Un logo pensato per un’intestazione su browser desktop, per esempio, può diventare del tutto illeggibile in un’icona di 24 pixel. Ecco perché i professionisti sanno bene quanto sia utile progettare versioni reattive: una completa, una semplificata e una per i simboli: tutte le varianti hanno range di utilizzo e soglie ben precise.

La modalità scura, inoltre, richiede accortezze specifiche: una versione chiara del marchio, delle zone di sicurezza per non scomparire su fondi scuri, la gestione delle tonalità indesiderate. Adottare formati vettoriali come SVG può essere utile per mantenere chiarezza e pesi ridotti dei file. Per immagini raster, è possibile definire esportazioni a più densità, in modo da evitare sfocature.

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