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Entra in vigore la legge anti-pezzotto ma qualcosa non torna

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Oggi, 8 agosto 2023, entra in vigore la legge 93/2023, anche conosciuta come legge anti-pezzotto, che mira a contrastare la pirateria. Tuttavia, le modalità operative per l’applicazione della legge non sono ancora chiare e i provider sembrano non essere stati informati in merito. Nel frattempo, emerge una situazione controversa: si sostiene che la Lega abbia donato ad Agcom una piattaforma già pronta e funzionante per il blocco dei siti illegali.

La parte più significativa della legge, fortemente richiesta dalla Lega, riguarda la possibilità di bloccare le piattaforme che trasmettono illegalmente eventi sportivi entro soli 30 minuti dalla segnalazione. Agcom sarà responsabile del blocco, in collaborazione con i provider.

Tuttavia, a pochi giorni dall’inizio del campionato, i provider si trovano in difficoltà e non sanno come procedere. Ciò è dovuto al fatto che, secondo quanto stabilito dalla legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale, sono necessari almeno sei mesi per preparare la piattaforma. Ecco cosa afferma il testo di legge:

“Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, l’Autorità, in collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, convoca un tavolo tecnico con la partecipazione dei prestatori di servizi, dei fornitori di accesso alla rete internet, dei detentori di diritti, dei fornitori di contenuti, dei fornitori di servizi di media audiovisivi, e delle associazioni maggiormente rappresentative preposte alla tutela del diritto d’autore e dei diritti connessi, al fine di definire i requisiti tecnici e operativi degli strumenti necessari a consentire la disabilitazione dei nomi di dominio o degli indirizzi IP, secondo quanto previsto dall’articolo 2 della presente legge, attraverso la definizione di una piattaforma tecnologica unica con funzionamento automatizzato per tutti i destinatari dei provvedimenti di disabilitazione. La piattaforma è realizzata entro il termine massimo di sei mesi dalla convocazione del tavolo tecnico.”
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In parole più semplici, la legge esiste, ma non c’è ancora un modo per applicarla per almeno sei mesi. La piattaforma stessa è complessa e alcune frasi nel testo di legge possono essere interpretate in modo ambiguo.

Ad esempio, “Con il provvedimento di cui al comma 1, l’Autorità ordina anche il blocco di ogni altro futuro nome di dominio, sottodominio, ove tecnicamente possibile, o indirizzo IP, a chiunque riconducibili, comprese le variazioni del nome o della semplice declinazione o estensione (cosiddetto top level domain), che consenta l’accesso ai medesimi contenuti diffusi abusivamente e a contenuti della stessa natura.”

Le variazioni del nome potrebbero portare alla chiusura di interi rami di dominio che non sono collegati alla pirateria, causando danni a terzi. La piattaforma dovrebbe essere automatica, il che significa che i provider dovrebbero accettare richieste di blocco in modo automatico, anche se ciò potrebbe interrompere servizi legali per i loro clienti. Si tratta di una questione estremamente delicata.

La convocazione di un tavolo tecnico tra tutte le entità coinvolte è un segnale positivo, anche se i tempi sono lunghi.

Tuttavia, sorge un interrogativo: La Repubblica riporta che la Lega Calcio, insoddisfatta dei tempi lunghi, avrebbe “donato al Garante una sua piattaforma già pronta e funzionante”. Questa donazione sarebbe stata formalizzata davanti a un notaio a Roma e consentirebbe al Garante di ricevere segnalazioni dalla Lega su siti illegali, fornendo loro l’indirizzo IP univoco, e al Garante di comunicare immediatamente ai provider quali IP bloccare. I provider, per legge, sarebbero tenuti a effettuare il blocco. Secondo la Lega, questo metodo sarebbe “velocee già testato, evitando la necessità di ulteriori prove e potrebbe essere immediatamente operativo”. Tuttavia, rimangono molti dubbi.

Chi ha sviluppato questa piattaforma? Da dove proviene? Come funziona?

I provider non ne sono a conoscenza, eppure sono loro responsabili del blocco. Se le comunicazioni sono inviate tramite PEC, ad esempio, ciò significherebbe che i provider dovrebbero adattarsi a soddisfare queste richieste, anche nei turni, aumentando il lavoro e richiedendo risorse che non tutti, soprattutto i piccoli provider, possono permettersi. Abbiamo chiesto chiarimenti ad Agcom in merito a questa questione e siamo in attesa di una risposta. Soprattutto, siamo in attesa di comprendere cosa accadrà tra dieci giorni. La Lega avrà successo o finirà come negli anni precedenti?

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