EU OS: il futuro digitale dell’Europa prende forma con Linux

Immaginate un sistema operativo progettato su misura per il settore pubblico europeo, un’alternativa open-source che unisce flessibilità, sicurezza e sovranità digitale. Questo è il cuore di EU OS, un ambizioso progetto Proof-of-Concept che sta guadagnando attenzione come possibile risposta alle esigenze tecnologiche delle amministrazioni pubbliche dell’Unione Europea. Annunciato ufficialmente sul sito eu-os.gitlab.io, EU OS si propone di rivoluzionare il modo in cui enti governativi e organizzazioni pubbliche gestiscono i loro sistemi informatici.
Cos’è EU OS?
EU OS non è un sistema operativo completamente nuovo, ma piuttosto una versione personalizzata basata su Fedora Linux, una distribuzione open-source solida e supportata dalla comunità, con l’interfaccia desktop KDE Plasma. L’obiettivo? Offrire una piattaforma standardizzata per le istituzioni pubbliche europee, che possa essere adattata attraverso “strati” specifici – nazionali, regionali o settoriali – per rispondere alle esigenze locali senza reinventare la ruota ogni volta.
Il progetto, ospitato su GitLab, è guidato da una comunità di sviluppatori che vogliono dimostrare come un sistema operativo Linux possa essere implementato con successo in un’organizzazione pubblica tipica, con centinaia di utenti. Non si tratta di competere con le oltre 250 distribuzioni Linux già esistenti (come elencato da Distrowatch), ma di creare un punto di partenza comune che favorisca la condivisione di risorse e responsabilità tra enti europei a diversi livelli amministrativi.
Perché un OS europeo?
In un’epoca in cui la dipendenza da giganti tecnologici stranieri solleva preoccupazioni su privacy, sicurezza e controllo dei dati, EU OS si inserisce nel dibattito sulla sovranità digitale. Paesi come la Russia (con Astra Linux) e la Cina (con Kylin) hanno già sviluppato sistemi operativi propri per ridurre la reliance su soluzioni come Microsoft Windows. L’Europa, con EU OS, potrebbe seguire una strada simile, ma con un approccio collaborativo e trasparente, tipico dell’open-source.

Tra gli obiettivi dichiarati c’è il rispetto di normative chiave come il GDPR (General Data Protection Regulation) e l’EUDPR (European Union Data Protection Regulation), oltre alla conformità con la direttiva NIS2 sulla sicurezza delle reti e dell’informazione. Inoltre, EU OS punta a essere altamente riutilizzabile, permettendo alle amministrazioni di condividere workload e competenze tecniche, riducendo così i costi e migliorando l’efficienza.
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Come funziona?
Il cuore di EU OS è la sua struttura a strati. Partendo da una base Fedora con KDE Plasma, ogni ente può aggiungere modifiche specifiche senza alterare il nucleo del sistema. Questo approccio gerarchico definisce chiaramente chi è responsabile di cosa: dal livello europeo fino a quello comunale, ogni strato si occupa solo delle peculiarità del proprio contesto. Ad esempio, un’amministrazione regionale potrebbe configurare EU OS per integrarsi con software locali, mentre la base rimane uniforme e aggiornata per tutti.
Il progetto include anche piani per sfruttare la CI/CD di GitLab per costruire un sistema operativo “atomico” – ovvero aggiornabile in modo sicuro e consistente – e dimostrare come questi strati possano generare varianti personalizzate. Tra i sogni nel cassetto degli sviluppatori c’è quello di convincere la Commissione Europea a ospitare EU OS su code.europa.eu, assumendone una parte di proprietà e supporto ufficiale.
Sfide e opportunità
EU OS non è privo di sfide. Migrare un’intera infrastruttura pubblica a Linux richiede tempo, formazione e compatibilità con software esistenti – spesso legati all’ecosistema Microsoft. Tuttavia, con strumenti come Microsoft 365 ormai disponibili via browser, alcune barriere storiche stanno cadendo. Esempi come la città di Schwäbisch Hall in Germania o la regione dello Schleswig-Holstein, che sta pianificando una migrazione a Linux per 30.000 postazioni, mostrano che il terreno è fertile.
Le opportunità, d’altra parte, sono enormi. EU OS potrebbe diventare un modello per altre organizzazioni pubbliche, non solo in Europa, attirando supporto politico e finanziamenti per continui miglioramenti. Casi di studio come quello del Tribunale Federale Svizzero o della Gendarmeria francese (passata a Ubuntu) dimostrano che Linux può funzionare su larga scala nel settore pubblico.
Verso un’Europa digitale indipendente
Per ora, EU OS è un Proof-of-Concept, un’idea in evoluzione che invita feedback attraverso GitLab e i canali social del progetto. Non c’è ancora un ambito definitivo, ma la regola guida è chiara: includere tutto ciò che serve per deployare un sistema Linux in un ente pubblico medio. L’ambizione ultima? Portare EU OS sui desktop della Commissione Europea, del Parlamento e della Corte di Giustizia, segnando un passo verso un’Europa tecnologicamente autonoma.
EU OS non è solo un sistema operativo: è una visione di collaborazione e innovazione. Se riuscirà a concretizzarsi, potrebbe ridefinire il panorama digitale del settore pubblico europeo. Per saperne di più, visita eu-os.gitlab.io e unisciti alla conversazione.
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