Francia accusa TikTok: richiesta d’indagine per i rischi sui minori

Un vero terremoto politico e sociale scuote la Francia: il deputato socialista Arthur Delaporte ha chiesto formalmente alla procura di Parigi di aprire un’indagine penale contro TikTok. L’accusa è di “mettere in pericolo la vita” dei giovani utenti.
Dopo sei mesi di audizioni, testimonianze di famiglie, esperti e dirigenti delle piattaforme, la commissione parlamentare co-presieduta da Delaporte ha concluso che il social cinese avrebbe esposto deliberatamente i minori a contenuti nocivi. “TikTok ha messo in pericolo la salute e la vita dei suoi utenti”, ha dichiarato il deputato. Questa dichiarazione parlava di possibili reati legati a complicità attiva e persino a false testimonianze.
Un film già visto
Il rapporto finale descrive l’app come un vero e proprio “oceano di contenuti dannosi”, capace di intrappolare i ragazzi in bolle algoritmiche. La vicepresidente della commissione, Laure Miller, ha definito l’impatto della piattaforma un “veleno lento” che mina la salute mentale dei bambini.
Le raccomandazioni del gruppo parlamentare non lasciano spazio a interpretazioni: divieto totale dei social sotto i 15 anni, coprifuoco digitale per gli adolescenti tra i 15 e i 18 anni (dalle 22 alle 8). Inoltre, sono richieste campagne di sensibilizzazione su larga scala e persino l’introduzione del reato di “colpa grave digitale” per i genitori che non vigilano sull’uso dei social.

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L’iniziativa arriva dopo la denuncia di sette famiglie francesi che nel 2024 avevano accusato TikTok di aver spinto i loro figli verso contenuti legati al suicidio. Tra le testimonianze più drammatiche, quella di Géraldine, madre di una ragazza morta a 18 anni: “TikTok non ha ucciso mia figlia, ma ha fallito nella moderazione e alimentato i suoi impulsi autolesionisti”.
Dal canto suo, l’azienda di proprietà di ByteDance respinge le accuse. Rivendica oltre 70 funzioni di protezione dedicate a minori e famiglie, dichiarando che nel 2024 l’intelligenza artificiale interna avrebbe intercettato il 98% dei contenuti vietati in Francia.
Come mai i governi mondiali odiano TikTok?
Il caso è ora sul tavolo della procura di Parigi e ha già acceso il dibattito politico. Lo stesso presidente Emmanuel Macron si è detto favorevole a misure drastiche per limitare l’accesso ai social da parte dei giovanissimi, in linea con le iniziative già lanciate in Australia.
La battaglia, però, non si ferma ai confini francesi: la richiesta è quella di avviare un dibattito europeo che costringa le piattaforme a rivedere i propri algoritmi. E TikTok, ancora una volta, si trova al centro della tempesta.
Il mio parere?
Alla fine, per quanto le indagini, le commissioni parlamentari e le nuove leggi possano sembrare strumenti indispensabili, resta una domanda scomoda: non sarebbe più semplice e immediato che fossero i genitori a impedire ai propri figli l’uso dello smartphone in giovane età?
Vietare TikTok senza vietare il dispositivo che lo ospita rischia di trasformarsi in un palliativo inefficace. Finché i bambini avranno accesso libero e precoce agli smartphone, qualsiasi social troverà il modo di insinuarsi nelle loro giornate. Forse, invece di aspettare che siano le istituzioni a decidere per noi, la vera responsabilità dovrebbe partire dalle famiglie. Dovrebbero rimandare l’ingresso dei minori nel mondo digitale, limitare l’uso dei dispositivi e riportare l’educazione al centro. Solo così si può spezzare il circolo vizioso di dipendenze, contenuti tossici e false soluzioni calate dall’alto.
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