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Galaxy Z TriFold sotto stress: il test di resistenza non perdona

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Il Zach Nelson, noto per i suoi test di resistenza senza sconti, ha messo le mani sul Samsung Galaxy Z TriFold per capire una cosa molto semplice: quanto può davvero sopravvivere uno smartphone pieghevole a tre sezioni nella vita reale?

Il verdetto, purtroppo per Samsung, non è incoraggiante.
Il design è affascinante, ma richiede compromessi importanti in termini di robustezza, tanto da rendere il dispositivo estremamente delicato e bisognoso di attenzioni costanti.

Unboxing sorprendente… ma i primi dubbi arrivano subito

Già durante l’unboxing, il TriFold riesce a stupire.
Nella confezione è presente il caricabatterie, una scelta ormai rara per i dispositivi moderni di Samsung. Una piacevole sorpresa.

Meno sorprendente, invece, è l’avvertenza sul display: la pellicola protettiva non va rimossa. Un classico per i pieghevoli Samsung, ma nel test emerge un problema serio: basta la pressione di un semplice chiodo per danneggiare lo schermo. Un segnale tutt’altro che rassicurante.

Attenzione a come lo pieghi: Samsung lo dice chiaramente

Tra le istruzioni ufficiali, Samsung specifica che lo smartphone deve essere piegato partendo dal lato senza fotocamere.
Ignorare questa indicazione non è solo sconsigliato: il telefono reagisce.

Quando Nelson prova a piegarlo nel verso “sbagliato”, il corpo inizia a vibrare e sul display compare un messaggio di avvertimento che invita a non ripetere l’operazione. Una soluzione software curiosa, ma che evidenzia una fragilità strutturale intrinseca.

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Graffi, polvere e flessione: i limiti emergono subito

Il display esterno si comporta in modo piuttosto standard:
i primi graffi compaiono al livello 6 della scala di Mohs, esattamente come su molti altri smartphone moderni.

Il telaio è in alluminio, mentre i pannelli posteriori sono in fibra di vetro: difficili da rompere, ma facili da segnare. Il vero tallone d’Achille, però, arriva con la polvere.

Versando della sabbia sul display principale, Nelson nota che entrambe le cerniere iniziano a scricchiolare. Peggio ancora, il dispositivo fallisce il test di flessione e frattura, mostrando limiti evidenti nella resistenza strutturale complessiva.

Smontaggio: un design ambizioso, ma complicato

Lo smontaggio parte dai pannelli posteriori, ognuno dei quali ospita una batteria dedicata. Secondo il blogger, questa scelta è uno degli elementi chiave del design del TriFold.

Tuttavia, anche qui emergono problemi pratici:
le linguette per la rimozione delle batterie si piegano facilmente, a causa del loro spessore ridotto, rendendo l’operazione tutt’altro che agevole.

Una volta rimosso il display, Nelson raggiunge l’interno delle cerniere… e trova la stessa sabbia introdotta in precedenza. Un dettaglio che conferma quanto il sistema sia vulnerabile agli agenti esterni.

Conclusione: tecnologia affascinante, ma da trattare con i guanti

Il giudizio finale è chiaro:
il Galaxy Z TriFold è un esercizio di ingegneria impressionante, ma non è uno smartphone per tutti. Secondo Nelson, va maneggiato con estrema cautela, perché un uso disattento può ridurne drasticamente la durata nel tempo.

Il futuro dei pieghevoli a tre sezioni è affascinante, ma questo test dimostra che la strada verso una vera maturità è ancora lunga.

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