Google accusato di invadere la privacy dei suoi utenti
I procuratori generali di tre stati e Washington DC affermano che il gigante della tecnologia ha utilizzato pratiche “ingannevoli e sleali”.
I procuratori generali del Texas, dell’Indiana, di Washington e del Distretto di Columbia hanno intentato una causa contro Google, sostenendo che ha utilizzato pratiche “ingannevoli e sleali” per ottenere i dati sulla posizione degli utenti.
Karl A. Racine, procuratore generale del Distretto di Columbia, ha annunciato lunedì in una dichiarazione che la causa mirava a porre fine all’“uso illegale di “modelli oscuri” da parte di Google e a “recuperare i profitti ricavati dai dati sulla posizione”.
BREAKING: My office is suing Google for deceiving users and invading their privacy.
— AG Karl A. Racine (@AGKarlRacine) January 24, 2022
Google claims that changing your device and account settings protects your data. The truth is, since 2014, Google has systematically surveilled users no matter what settings they choose.
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Racine afferma che Google ha sorvegliato le informazioni degli utenti dal 2014, indipendentemente dalle loro impostazioni sulla privacy, creando l’illusione ingannevole che i dati non vengano tracciati. La causa afferma che se gli utenti di Google hanno disattivato i loro dati sulla posizione, sono state inviate notifiche che hanno cercato di indurli a condividerli di nuovo.
“Spingendo ripetutamente gli utenti per abilitare le impostazioni dell’account Google, Google aumenta le possibilità che un utente abiliti l’impostazione inavvertitamente o per frustrazione”, afferma la causa.
Accusa inoltre l’azienda tecnologica di aver distribuito “descrizioni fuorvianti, ambigue e incomplete” di determinate impostazioni e aggiornamenti sulla privacy, portando molti a condividere dati all’insaputa di farlo.
Queste pratiche “danneggiano i consumatori che desiderano proteggere le loro informazioni sensibili sulla posizione” da Google e dalle sue società pubblicitarie, hanno scritto i procuratori generali.
Google ha negato le accuse, affermando che la causa presenta “affermazioni imprecise e affermazioni obsolete sulle nostre impostazioni”. Hanno promesso di difendersi “vigorosamente” dalle accuse.
Il mio parere
È da anni che sento parlare di denunce, accuse, sentenze e condanne ai colossi come Google e Facebook ma quello che poi vedo è che questi colossi di Big Tech sono sempre lì a dettare legge su internet. Accuse di tutti i tipi che poi si tramutano in multe da pagare che per queste aziende non sono altro che spiccioli insignificanti. Più che vere e proprie sentenze a me sembrano barzellette che non servo o altro che a gettare fumo negli occhi a tutti coloro che ancora credono nella lealtà delle istituzioni e nella giustizia.
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