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Google accusato di invadere la privacy dei suoi utenti

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I procuratori generali di tre stati e Washington DC affermano che il gigante della tecnologia ha utilizzato pratiche “ingannevoli e sleali”.

I procuratori generali del Texas, dell’Indiana, di Washington e del Distretto di Columbia hanno intentato una causa contro Google, sostenendo che ha utilizzato pratiche “ingannevoli e sleali” per ottenere i dati sulla posizione degli utenti. 

Karl A. Racine, procuratore generale del Distretto di Columbia, ha annunciato lunedì in una dichiarazione che la causa mirava a porre fine all’“uso illegale di “modelli oscuri” da parte di Google e a “recuperare i profitti ricavati dai dati sulla posizione”.

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Racine afferma che Google ha sorvegliato le informazioni degli utenti dal 2014, indipendentemente dalle loro impostazioni sulla privacy, creando l’illusione ingannevole che i dati non vengano tracciati. La causa afferma che se gli utenti di Google hanno disattivato i loro dati sulla posizione, sono state inviate notifiche che hanno cercato di indurli a condividerli di nuovo. 

“Spingendo ripetutamente gli utenti per abilitare le impostazioni dell’account Google, Google aumenta le possibilità che un utente abiliti l’impostazione inavvertitamente o per frustrazione”, afferma la causa. 

Accusa inoltre l’azienda tecnologica di aver distribuito “descrizioni fuorvianti, ambigue e incomplete” di determinate impostazioni e aggiornamenti sulla privacy, portando molti a condividere dati all’insaputa di farlo. 

Queste pratiche “danneggiano i consumatori che desiderano proteggere le loro informazioni sensibili sulla posizione” da Google e dalle sue società pubblicitarie, hanno scritto i procuratori generali. 

Google ha negato le accuse, affermando che la causa presenta “affermazioni imprecise e affermazioni obsolete sulle nostre impostazioni”Hanno promesso di difendersi “vigorosamente” dalle accuse.

Il mio parere

È da anni che sento parlare di denunce, accuse, sentenze e condanne ai colossi come Google e Facebook ma quello che poi vedo è che questi colossi di Big Tech sono sempre lì a dettare legge su internet. Accuse di tutti i tipi che poi si tramutano in multe da pagare che per queste aziende non sono altro che spiccioli insignificanti. Più che vere e proprie sentenze a me sembrano barzellette che non servo o altro che a gettare fumo negli occhi a tutti coloro che ancora credono nella lealtà delle istituzioni e nella giustizia.

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