Google introduce nuove difese antifrode su Android, ma non è (ancora) per tutti

I truffatori telefonici hanno trovato un nuovo nemico, e questa volta arriva direttamente da Google. L’azienda ha iniziato a testare un sistema antifrode multilivello, pensato per bloccare sul nascere uno degli scenari più pericolosi: i trasferimenti di denaro effettuati sotto pressione psicologica da parte di criminali impersonatori.
Una trappola che negli ultimi anni ha colpito migliaia di utenti, spesso con danni irreversibili.
La nuova tecnologia si comporta come una sorta di “scudo intelligente”. Google vuole intercettare quei momenti critici in cui un utente sta per compiere un’azione finanziaria mentre, allo stesso tempo, è in contatto con un potenziale truffatore.
È in queste situazioni che molte vittime cedono alla paura, al panico o alla falsa autorità del criminale.
Il meccanismo è semplice, ma potentissimo: Android analizza più segnali in tempo reale.
Se l’utente sta condividendo lo schermo, sta parlando al telefono con un numero non salvato e nello stesso momento apre un’app bancaria, il sistema interviene immediatamente. Sul display compare un enorme pop-up con un avviso, accompagnato da un pulsante rosso che invita a terminare la chiamata.
Il messaggio è diretto, quasi brutale:
“Per la tua sicurezza, ti consigliamo di terminare la chiamata. Il chiamante potrebbe impersonare un’altra persona. Non seguire le istruzioni e non fornire dati personali o finanziari.”
Non solo: premendo il pulsante, si interrompe anche la condivisione dello schermo, impedendo al truffatore di vedere cosa sta facendo la vittima.
Un vero muro di protezione psicologica e tecnica.

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Una funzione promettente, ma per ora riservata a pochi
La novità, però, arriva con una nota amara.
Google ha confermato che la funzione è ancora in fase di test, accessibile soltanto negli Stati Uniti e solo su una selezione di smartphone con Android 11 o versioni successive.
Nessuna data ufficiale, nessuna roadmap, nessuna garanzia su quando (o se) questa protezione cruciale arriverà anche in Europa.
E questo è un problema, perché l’ondata di truffe telefoniche e social engineering non conosce confini.
Gli attacchi ai conto correnti aumentano anno dopo anno, sfruttando sempre la stessa leva: la fiducia malriposta delle vittime.
Google lo sa, il settore bancario lo sa, ma la diffusione di queste tecnologie è ancora troppo lenta per stare al passo con un cybercrimine sempre più organizzato.
L’azienda afferma che la funzione “is being testing”, ma senza dettagli concreti diventa difficile capire quanto servirà perché diventi standard su tutti i dispositivi.
Solo quando l’update sarà globale potremo parlare di una difesa reale e non di un esperimento limitato.
Nel frattempo, la lezione è chiara: le truffe telefoniche non si combattono solo con antivirus o PIN più complessi, ma intervenendo nel momento esatto in cui la vittima rischia di cadere nel tranello.
E questa nuova funzione potrebbe essere l’arma giusta — se mai verrà resa disponibile a tutti.
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