GPT-5.2 incoronata come l’IA più “noiosa”: quando la censura supera l’innovazione

L’ultimo aggiornamento del benchmark Sansa Bench ha acceso un dibattito destinato a far rumore. Non tanto per chi è arrivato primo, quanto per chi è finito clamorosamente ultimo. A sorpresa — ma forse non troppo — a chiudere la classifica sul livello di censura nelle risposte è stata GPT-5.2, l’ultimo modello di OpenAI, etichettato da molti utenti come eccessivamente prudente, aziendale e sterile.
Un risultato che stride con l’immagine di un’intelligenza artificiale pensata per assistere, spiegare, contestualizzare e aiutare a comprendere il mondo, non per alzare muri preventivi a ogni domanda leggermente complessa.
Quando la sicurezza diventa silenzio
Il Censorship Reference Score di Sansa Bench misura quanto spesso una rete neurale rifiuta di rispondere alle richieste degli utenti. Più alto è il punteggio, minori sono le restrizioni. GPT-5.2 ha ottenuto appena 0,324 punti, piazzandosi all’ultimo posto della classifica. Un distacco netto rispetto a modelli concorrenti: GPT-4o Mini ha raggiunto 0,765, mentre Gemini 3 Pro Preview è salito fino a 0,824. Il leader assoluto? Llama 3 8B-Instruct, con un notevole 0,853.
Numeri che raccontano una storia chiara: GPT-5.2 è il modello che dice “no” più spesso. E non per richieste illegali o pericolose, ma anche quando l’utente chiede semplicemente spiegazioni, contesto o analisi.
Le recensioni online, in particolare su Reddit, confermano il dato tecnico. Un utente sintetizza perfettamente il problema: non serve un assistente che dica sempre sì, ma nemmeno un algoritmo paranoico che interpreta ogni domanda come un tentativo di violare le regole. L’esempio è emblematico: parlando di frodi online, alla richiesta di spiegare di che tipo di frode si trattasse, GPT-5.2 ha risposto con un rifiuto, come se spiegare fosse automaticamente incoraggiare.
Qui non siamo di fronte a tutela, ma a rinuncia al ruolo educativo dell’IA.

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L’IA aziendale che ha paura delle parole
Secondo OpenAI e gli sviluppatori coinvolti, questo irrigidimento avrebbe una spiegazione tecnica. GPT-5.2 sarebbe più resistente alle prompt injection, più sicura contro abusi e più attenta ai segnali di rischio, come contenuti legati all’autolesionismo o a temi sensibili. In questi casi, il modello è progettato per interrompere il flusso e suggerire di cercare aiuto.
Sulla carta, tutto condivisibile. Nella pratica, però, il confine tra protezione e censura preventiva è stato superato. GPT-5.2 non distingue più in modo efficace tra spiegare e promuovere, tra analizzare e incitare. Il risultato è un’assistenza che evita, sterilizza, disinnesca, fino a diventare irrilevante.
Ed è qui che nasce l’etichetta più ricorrente: “IA aziendale”. Un modello che sembra progettato più per ridurre il rischio legale che per massimizzare la comprensione umana.
La promessa (incerta) della “modalità adulto”
In teoria, OpenAI avrebbe già individuato una possibile via d’uscita: la futura “modalità adulto” di ChatGPT, annunciata ma prevista non prima dell’inizio del 2026. Una modalità che dovrebbe ridurre le restrizioni, restituendo agli utenti adulti un’IA più diretta, meno timorosa e più capace di affrontare temi complessi senza filtri eccessivi.
Il problema? La verifica dell’età. OpenAI, al momento, non dispone di un sistema affidabile e universalmente applicabile. Secondo alcune indiscrezioni, in certi Paesi potrebbe essere richiesta documentazione ufficiale, mentre in altri l’età verrebbe stimata direttamente dall’IA. Uno scenario che apre interrogativi enormi su privacy, sorveglianza e arbitrarietà algoritmica.
Fino ad allora, GPT-5.2 resta quello che Sansa Bench ha certificato: un modello tecnicamente avanzato, ma comunicativamente paralizzato. Sicuro, sì. Ma anche inermi, anodino e incapace di affrontare il mondo reale così com’è.
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