Grecia: nuova legge anti-IPTV, multe da 750 euro per i pirati

La Grecia sta intensificando la lotta contro la pirateria IPTV con una nuova legge che punisce gli abbonati ai servizi illegali con multe fino a 750 euro. Pubblicata su TorrentFreak il 20 marzo 2025, questa notizia arriva in concomitanza con un maxi-processo contro 17 presunti membri di un’organizzazione criminale accusata di aver lucrato 25 milioni di euro con abbonamenti IPTV pirata. Ma come funzionerà questa norma e in che modo gli stessi utenti finiranno per “tradire” sé stessi? Ecco i dettagli di un sistema che punta a scoraggiare la pirateria colpendo direttamente i consumatori.
La scorsa settimana, la Grecia ha dato il via a quello che molti definiscono il più grande processo contro la pirateria IPTV nel paese. I 17 imputati sono accusati di aver gestito una rete che distribuiva contenuti televisivi rubati, causando perdite stimate in oltre 100 milioni di euro a broadcaster come Cosmote, Nova e Vodafone. Parallelamente, un emendamento approvato a febbraio 2025 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale introduce sanzioni amministrative per chi acquista pacchetti IPTV illegali: 750 euro per gli utenti domestici, fino a 1.500 euro per chi li usa in pubblico e 5.000 euro per chi ne trae profitto commerciale. Per i recidivi, le multe raddoppiano. È una svolta: non solo i fornitori, ma anche i consumatori sono ora nel mirino.
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Il meccanismo per identificare i trasgressori è tanto semplice quanto inquietante. Molti utenti di servizi IPTV pirata forniscono spontaneamente dati personali al momento dell’acquisto: nomi, email, indirizzi o dettagli di pagamento come PayPal o carte prepagate. Questi dati, spesso raccolti senza troppe cautele dai venditori, finiscono nelle mani delle autorità quando un’operazione di polizia smantella una piattaforma o un rivenditore. Ad esempio, se un utente paga con un conto intestato a suo nome o usa un indirizzo email personale, diventa facile per gli investigatori risalire a lui. In pratica, gli abbonati stessi si trasformano in “informatori involontari”, consegnando alle autorità le prove per multarli.

Con una popolazione di 10,4 milioni e un mercato linguistico ristretto (il greco è parlato come prima lingua da soli 13 milioni di persone nel mondo), la Grecia non può contare su vaste audience internazionali per compensare le perdite da pirateria. Questo spinge le autorità a colpire duro all’interno dei propri confini. La nuova legge integra gli sforzi di blocco dei siti pirata – già attivi dal 2018 tramite la commissione EDPPI – con un approccio diretto agli utenti. Secondo la Ministra della Cultura Lina Mendoni, le multe servono a “completare” le misure di contrasto, responsabilizzando chi alimenta il mercato illegale. L’idea è chiara: se i consumatori temono conseguenze economiche, la domanda di IPTV pirata potrebbe calare.
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Ma funzionerà davvero? Identificare gli abbonati non è sempre semplice. Se molti lasciano tracce evidenti, altri usano pseudonimi, VPN o criptovalute, rendendo il tracciamento più complesso. Inoltre, con risorse limitate, le autorità non potranno perseguire tutti: l’effetto deterrente dipenderà dalla percezione del rischio più che dalla quantità di multe effettivamente emesse. E mentre il processo contro i 17 imputati evidenzia i profitti della pirateria (con beni come auto di lusso e immobili sequestrati), colpire migliaia di utenti domestici potrebbe rivelarsi meno redditizio e più controverso.
La Grecia manda un segnale forte: la pirateria IPTV non è più un gioco senza conseguenze. Se sei tentato da un abbonamento economico per guardare sport o film, pensaci due volte: quel pagamento potrebbe costarti caro, non solo per la multa, ma perché sei tu stesso a fornire la prova del tuo “crimine”. Con questa legge, le autorità sfruttano l’ingenuità degli utenti per trasformare un vizio diffuso in un boomerang finanziario. La domanda ora è: basterà a fermare la pirateria, o spingerà gli utenti a diventare più furbi? Il tempo, e le strade di Atene, ce lo diranno.
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