Guerra aperta in Agcom: Giomi affonda Piracy Shield
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) sta attraversando un periodo di tensione interna riguardo al controverso Piracy Shield, con il Commissario Elisa Giomi che, dopo aver criticato aspramente la piattaforma, ha pubblicato un post su LinkedIn per dissociarsi dalle dichiarazioni del Presidente dell’Autorità rilasciate durante un’audizione presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati. Giomi ha sottolineato che le sue opinioni non sono state discusse né condivise con il resto del Consiglio, affermando: “Il Presidente rappresenta l’Autorità, ma non può sostituirla.”
Critiche alla piattaforma
Giomi ha contestato specificamente alcune affermazioni fatte dal Presidente, evidenziando che la revisione della piattaforma di blocco dei siti pirata e degli indirizzi IP non era necessaria per ottimizzarne il funzionamento o adeguarla all’evoluzione tecnologica. Al contrario, ha affermato, la piattaforma originaria mostrava una percentuale significativa di errori, inadeguati rispetto alle prescrizioni normative.
In sintesi, la versione di Piracy Shield fornita dalla Lega Calcio non soddisfaceva gli standard qualitativi richiesti. “Gli errori non sono dovuti a difetti nelle segnalazioni, come sostenuto dal Presidente, ma al funzionamento stesso della piattaforma,” ha chiarito Giomi, sottolineando che tali problematiche hanno comportato tempi lunghi di risoluzione e costi elevati per l’Autorità e per gli enti coinvolti.
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Impatti economici
Nei giorni scorsi, è emerso che il costo di Piracy Shield per la spesa pubblica ammonta a circa 2 milioni di euro all’anno. Giomi ha anche preso le distanze dall’affermazione secondo cui la donazione della Lega risponderebbe all’interesse pubblico di agire rapidamente, suggerendo che sarebbe stato possibile rispettare tali tempistiche tramite CONSIP, la centrale di acquisto nazionale del Ministero dell’Economia. Questo avrebbe consentito di individuare un fornitore specializzato, evitando conflitti di interesse e garantendo maggiore imparzialità nell’azione amministrativa dell’Autorità.
Questioni di conflitto di interessi
Il punto centrale della questione è che Piracy Shield sembra più orientato a combattere la pirateria nel calcio e nello sport piuttosto che a proteggere i contenuti protetti da copyright in generale, favorendo così gli interessi di soggetti privati come la Lega Calcio.
“Come arbitro,” scrive Giomi, “trovo problematico contrapporre interessi legittimi ma opposti.” Da un lato, c’è l’interesse della Lega Calcio nella lotta contro la pirateria; dall’altro, quello altrettanto legittimo dei fornitori di servizi nel prevenire blocchi errati di siti e indirizzi IP non correlati alla pirateria. Giomi conclude che non si può parlare di beneficenza nella donazione della Lega Calcio, in quanto si tratta di un’azione volta a perseguire interessi privati.
Manutenzione a carico di Agcom
Inoltre, è emerso che, sebbene la Lega Calcio abbia “donato” la piattaforma, Agcom ha dovuto pagare per la manutenzione della stessa per un periodo di almeno 12 mesi. Questo solleva ulteriori interrogativi sulla trasparenza e sull’efficacia del progetto nel suo complesso.
Conclusioni
La situazione all’interno di Agcom evidenzia una mancanza di coesione e chiarezza riguardo a un tema delicato come quello della pirateria, sollevando preoccupazioni non solo sulla gestione della piattaforma Piracy Shield, ma anche sulla sua reale efficacia e sulla trasparenza delle operazioni dell’Autorità.
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