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Guerra tra social: Gab prende in giro il rivale Gettr

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Un celebre conservatore di colore è stato bandito da Gettr per aver usato la parola “N”.

Sembrava essere il social network che avrebbe liberato gli utenti dalla censura opprimente di Facebook e Twitter e invece anche Gettr si è rivelato un fuoco di paglia. 

Nato sotto le più rosee aspettative, la piattaforma nata da un ex consigliere di Donald Trump pare aver rivelato la sua vero volto strettamente legato alla dittatoriale Cina. In un articolo pubblicato qualche giorno fa, ho raccontato di come Gettr stia cominciando a bannare gli utenti che utilizzano parole chiave proibite e che osano criticare uno dei grandi finanziatori della piattaforma, il cinese Wengui (alias Miles Guo).

Gettr però si è ripetuta, bannando altri account e questa volta i motivi sono davvero assurdi; Jon Miller, un importante esperto politico conservatore, è stato bandito dall’autoproclamata alternativa alla “libertà di parola” di Twitter, dopo aver presumibilmente usato la parola N all’interno del suo profilo.

Parlando con The Daily Beast, un portavoce di Gettr ha dichiarato: “Jon Miller è stato sospeso da Gettr perché ha usato la parola N nel suo profilo. Questa è una chiara violazione dei nostri termini di servizio”.

Dopo che Jon Miller è stato bandito da Gettr, l’ormai famigerato direttore delle comunicazioni globali di Gettr, Ebony Bowden, ha definito Miller un “bugiardo”, ribadendo la falsa affermazione che la piattaforma difende la libertà di parola.

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Miller ha risposto al funzionario di Gettr come farebbe qualsiasi uomo di colore, dicendo “un uomo di colore non può nemmeno riferirsi liberamente alla propria gente se fa impazzire una donna bianca condiscendente! Abbiamo ADOTTATO quella parola come un vezzeggiativo a causa dei democratici razzisti (proprietari di schiavi) come te”.

Bowden, che è ebrea, ha anche detto che “non gliene frega un cazzo di Natale” in un post su Instagram, tra le altre cose troppo sfacciato per pubblicare in questo articolo. Gettr, che è stato istituito come alternativa di “libertà di parola” a Twitter, censura PIÙ discorsi di Twitter, poiché la parola N non è vietata su Twitter.

Jon Miller ha poi twittato che si è unito a Gab, che avrebbe dimostrato di essere la migliore piattaforma social per libertà di parola. Da qui nasce quindi la simpatica vignetta apparsa pochi minuti fa sul social media Gab, gestito da Andrew Torba.

Pur essendo iscritto a questa piattaforma solo per condividere i post del sito, non ho ancora avuto modo di capire quanto essa possa essere affidabile o meno. Tuttavia non ho mai sentito parlare male di Gab ma dubito che possa essere completamente esente da censura. Se così fosse, non sarebbe ancora online… 😅

In attesa del social media Truth di Donald Trump che verrà presumibilmente lanciata il 21 febbraio, non ci resta che cercare di “rispettare le regole” sugli altri social network.

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