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I browser con intelligenza artificiale ora “piratano” articoli a pagamento: il paywall non serve più

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La nuova ondata di browser dotati di intelligenza artificiale, come Atlas di OpenAI, Comet di Perplexity e la modalità Copilot di Microsoft Edge, sta riscrivendo le regole del web — e non nel modo che gli editori speravano.
Secondo un’inchiesta della Columbia Journalism Review (CJR), questi strumenti hanno imparato a scavalcare i paywall dei siti d’informazione, leggendo integralmente gli articoli a pagamento e rendendo le vecchie difese digitali praticamente inutili.

L’IA naviga come un utente umano e inganna i sistemi di protezione

A differenza dei vecchi crawler dei motori di ricerca, facilmente identificabili e bloccabili, i browser AI agiscono come persone reali.
Quando accedono a un sito, appaiono nei registri come normali visitatori di Chrome: stesso comportamento, stesso user agent, stessa interazione.
Questo significa che i sistemi di protezione non possono distinguerli da un lettore umano — e bloccarli equivarrebbe a escludere parte del pubblico reale.

È una rivoluzione silenziosa ma devastante. I paywall “client-side”, adottati da molte testate giornalistiche, caricano in realtà l’intero testo dell’articolo nel browser, nascondendolo dietro un semplice strato grafico con l’offerta di abbonamento.
L’IA, però, vede ciò che l’occhio umano non può: legge tutto il testo invisibile e lo elabora senza alcun ostacolo.

Neppure i paywall lato server, che non inviano contenuti senza login o pagamento, offrono una protezione assoluta. Gli agenti AI, spiega CJR, riescono a ricostruire il contenuto aggirando la fonte originale, attingendo a frammenti sparsi su X (Twitter), a citazioni, o a versioni sintetiche reperite altrove sul web.

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La CJR descrive un fenomeno che ha del paradossale: anche quando un sito fa causa a OpenAI per violazione del copyright, gli agenti AI continuano a sfruttarne i contenuti — ma in modo indiretto.
L’intelligenza artificiale raccoglie ciò che trova online, dalle briciole digitali (“digital breadcrumbs”) a riassunti generati da altri siti, e ricostruisce versioni sintetiche dell’articolo originale.

Il risultato? L’utente chiede informazioni su un tema e il browser AI fornisce un riassunto completo senza rimandare al sito d’origine.
Niente clic, niente pubblicità, niente abbonamenti: un modello perfetto per l’utente, ma disastroso per il giornalismo.

Fine dei paywall? Gli editori contro l’era del “furto intelligente”

Gli esperti interpellati da CJR concordano: i paywall non sono più una barriera efficace.
Le tecniche su cui si basavano — blocchi visivi, codice JavaScript, caricamento parziale dei testi — vengono ormai aggirate con facilità dagli algoritmi di nuova generazione.

Questo apre scenari inquietanti: un futuro in cui gli editori non controllano più i propri contenuti, mentre gli agenti AI costruiscono risposte e articoli alternativi senza riconoscere alcun credito o compenso economico.

La proliferazione dei browser intelligenti, capaci di “leggere tutto e citare niente”, sta trasformando Internet in un enorme database gratuito al servizio delle IA.
E se non verranno introdotti nuovi standard di protezione o accordi sul copyright AI, il giornalismo digitale rischia di ritrovarsi espropriato del suo stesso valore.

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