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I giocattoli con intelligenza artificiale: progresso o minaccia all’infanzia?

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Il mercato globale dei giocattoli corre verso l’intelligenza artificiale, ma il prezzo potrebbe essere la privacy e lo sviluppo emotivo dei bambini. L’ultima mossa che ha acceso il dibattito arriva da una partnership storica: Mattel, gigante dei giocattoli con marchi iconici come Barbie e Hot Wheels, ha unito le forze con OpenAI, la casa di ChatGPT, per dare vita a una nuova generazione di prodotti “intelligenti”.

L’industria parla di esperienze innovative, sicure e personalizzate. I critici, invece, gridano all’allarme: questi dispositivi non sarebbero altro che “giocattoli spia”, pronti a raccogliere dati sensibili dei più piccoli e a sostituire le relazioni umane con un surrogato algoritmico.

Un mercato in crescita vertiginosa

Il settore dei giocattoli intelligenti valeva 14,1 miliardi di dollari nel 2022, 16,6 miliardi nel 2023 e secondo le stime supererà i 35 miliardi entro il 2027. Una corsa inarrestabile, che vede Mattel in prima fila con la promessa di un primo prodotto AI già entro fine anno. Ma la domanda resta: a quale costo?

Giocattoli che ascoltano, guardano e rispondono

A differenza delle bambole tradizionali animate dalla fantasia del bambino, i giocattoli AI prendono vita da soli. Grazie a microfoni e telecamere, interpretano voce ed espressioni facciali, modulando risposte “personalizzate”. Una tecnologia affascinante, certo, ma che secondo gli esperti rischia di confondere i bambini tra ciò che è umano e ciò che non lo è.

Il timore principale? L’empatia, che nasce da conflitti, incomprensioni e negoziazioni reali, potrebbe essere sostituita da interazioni artificiali troppo “lisce” e rassicuranti.

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Privacy a rischio: un déjà-vu inquietante

Il problema non è nuovo. Già nel 2015, la “Hello Barbie” finì sotto accusa per aver registrato e caricato conversazioni su server cloud, con enormi vulnerabilità agli hacker. Nel 2017, la Germania ordinò addirittura ai genitori di distruggere la bambola connessa My Friend Cayla, che poteva essere sfruttata da estranei per parlare direttamente con i bambini.

Oggi lo scenario è ancora più complesso: i giocattoli AI raccolgono dati biometrici, registrazioni audio e persino stati emotivi. Un tesoro per il marketing, ma anche un bersaglio perfetto per attacchi informatici.

Tra educazione e manipolazione

Le aziende li presentano come strumenti educativi per aiutare i più piccoli a gestire emozioni e imparare più velocemente. Ma gli esperti temono che in realtà possano appiattire la fantasia e offuscare i confini tra un amico reale e un oggetto programmato per sembrare tale.

In più, c’è la questione sanitaria: l’uso costante di connessioni wireless espone i bambini a radiofrequenze di cui non conosciamo ancora bene gli effetti a lungo termine.

Un nuovo paradigma del gioco

La corsa all’intelligenza artificiale nel mondo dei giocattoli non è solo una questione tecnologica o commerciale: è una rivoluzione culturale. Trasforma il gioco da spazio di immaginazione e socialità a camera di risonanza algoritmica, dove i bambini rischiano di crescere in un ambiente fatto di interazioni sintetiche, sicure ma sterili.

Una rivoluzione che affascina i genitori e spaventa i pedagogisti. Perché se il gioco è la prima palestra di vita, sostituirlo con una macchina potrebbe cambiare per sempre il modo in cui impariamo ad essere umani.

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