Il campanello intelligente di Amazon accusato di razzismo

Un uomo di nome Brandon Jackson è stato recentemente bloccato fuori dalla sua cosiddetta “casa intelligente” dopo che Amazon ha interrotto il funzionamento del sistema a causa di presunte dichiarazioni “razziste” da lui pronunciate e intercettate dai dispositivi spia sempre in ascolto di cui è in possesso. Il dispositivo Amazon Ring per la porta di casa ha bloccato Jackson fuori dalla sua stessa casa dopo che il dispositivo Amazon (e forse diversi altri), hanno intercettato qualcosa che l’azienda ha trovato “offensivo” e “politicamente scorretto”.

Jackson ha scritto quanto segue in un pezzo su Medium: “Mercoledì 31 maggio 2023, ho finalmente riacquisito l’accesso al mio account Amazon dopo un blocco inaspettato e ingiustificato che è durato quasi una settimana, dal giovedì 25 maggio. Questo non è stato solo un semplice inconveniente, ho una casa intelligente e il mio principale mezzo di interfaccia con tutti i dispositivi e le automazioni è attraverso i dispositivi Amazon Echo tramite Alexa. Questo incidente mi ha lasciato con una casa piena di dispositivi non rispondenti, un’Alexa silenziosa e molte domande”.

Inizialmente, Jackson ha pensato di essere stato hackerato. Come potevano tutti i dispositivi “intelligenti” della sua casa smettere di funzionare contemporaneamente, impedendogli di accedere alla sua proprietà? Il dispositivo della sua porta, che in realtà è un Eufy, avrebbe fatto dichiarazioni razziste al conducente che consegnava pacchi, presumibilmente da Amazon, alla porta di Jackson.

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In realtà, il dispositivo non avrebbe fatto tali dichiarazioni razziste, ma poiché il conducente ha sentito quello che voleva sentire, si è rivolto ad Amazon per lamentarsi. La risposta del gigante del commercio elettronico è stata semplicemente quella di bloccare Jackson dalla sua proprietà senza nemmeno inviare una mail che spiegasse il motivo.

Dopo aver chiamato Amazon, a Jackson è stato detto che avrebbe dovuto ricevere una mail da un “dirigente” di Amazon che spiegava che i commenti razzisti fatti dal suo dispositivo per la porta non sarebbero stati tollerati e che era stato disconnesso da tutti i suoi dispositivi “intelligenti”, tutti collegati tramite prodotti Amazon Echo e Alexa.

Jackson afferma di avere “diverse telecamere che registrano tutto ciò che accade sulla mia proprietà” – si può dire che è inquietante? – e di aver controllato tutte le riprese e le registrazioni senza trovare alcuna prova che il dispositivo della sua porta abbia fatto dichiarazioni razziste al conducente del pacchetto.

Jackson ha persino inviato le prove ad Amazon per una revisione, ma senza successo. Sono passati diversi giorni senza risposta e senza ripristino del servizio, lasciando Jackson bloccato fuori dalla sua casa e dalla sua proprietà.

“Non avrebbe potuto capitare in un momento peggiore: l’inizio del weekend del Memorial Day si stava avvicinando e io ero desideroso di risolvere il problema prima del lungo weekend”, si lamenta Jackson. “Tuttavia, nonostante numerose chiamate ed e-mail, non è stato fino al venerdì pomeriggio che ho ricevuto la conferma che l’indagine era stata avviata. Mi è stato detto di aspettarmi una risposta entro due giorni lavorativi, il che significa non prima del martedì della settimana successiva almeno”.

“In definitiva, il mio account è stato sbloccato il mercoledì, senza alcuna e-mail di follow-up che mi informasse sulla soluzione. Questo incidente è un chiaro ricordo della necessità di un miglior servizio clienti e di un approccio più sfumato alla gestione degli incidenti”.

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