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Il Green Pass potrebbe diventare un microchip sottocutaneo?

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Dalla Svezia assicurano che presto arriverà anche in Italia.

Il microchip sottocutaneo in Svezia è una realtà già dal 2020. E a pensarci è molto strano dato che fin da subito, il governo svedese si è tirato fuori dalla narrazione pandemica non imponendo ai propri cittadini né mascherine né alcun tipo di restrizione. Eppure è paradossalmente uno dei primi a spingere questa nuova “moda” del microchip come dispositivo attraverso cui “condividere dati e accedere ai servizi”.

Fino a poco tempo fa avremmo relegato queste fantasie in ambientazioni filmiche e fantascientifiche, in stile Blade Runner o Matrix. Oggi è una realtà, con tutti i dubbi etici che una simile tecnologia può portare con sé. Parliamo di un microchip sottocutaneo che ti permette di aprire le porte di casa e dell’ufficio, mostrare il biglietto in treno o pagare gli acquisti come già fai oggi con una normale carta di credito contactless.

La storia di Ilgi Evecan, raccontata in un’intervista a La Stampa, è indicativa. La manager svedese, che lavora per il gruppo Pernod Richard Absolut Vodka, è stata una delle prime a farsi fare l’impianto due anni fa: e ora, secondo le sue parole, non sarebbe più tornata. “Mi sono fatto impiantare il chip per semplificarmi la vita e poiché sono molto curioso, amo le novità e l’esplorazione delle potenzialità della tecnologia. Sono svedese, sono semplicemente pragmatico e il chip mi fa risparmiare tempo e pensieri”. Con il microchip impiantato sottopelle, Ilgi entra in palestra, paga il treno, prenota i biglietti del teatro, del cinema, lo usa al posto del badge per entrare in ufficio, effettua i pagamenti (per ora limitati).

Ilgi Evecan al momento dell’impianto del microchip sottocutaneo.
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È sufficiente appoggiare la mano scheggiata sullo smartphone su cui vuole scaricare i dati e il destinatario, tramite un’app, riceve il contatto, la presentazione e qualsiasi informazione Ilgi decida di condividere. “L’impianto è praticamente indolore, come un pizzicotto. Me l’ha fatto un tatuatore durante un Nordic Technologic Summit a Stoccolma” spiega il manager svedese. Costo? 100 euro e il microchip si impianta in 5 minuti. Gli impianti utilizzano l’Nfc -Tecnologia Rfid (identificazione a radiofrequenza) passivi, cioè privi di batteria o altra fonte di alimentazione e quindi non possono trasmettere alcun segnale autonomamente. Sarebbero inoltre dotati di protocolli di sicurezza all’avanguardia. A chi obietta che qualsiasi dispositivo può essere hackerabile, i creatori del chip rispondono che seguendo questo criterio dovremmo buttare via anche i nostri telefoni contactless e le carte di credito.

Microchip sottocutaneo, Biohax guarda all’Italia

Sembra che in Svezia, secondo quanto riportato da un articolo di Euronews, migliaia di cittadini abbiano già accettato di testare su se stessi questa tecnologia. E il prossimo mercato potrebbe essere l’Italia: una delle aziende più attive nel settore, la svedese Biohax, sostiene che il microchip è in attesa di approvazione nel nostro Paese da centri medici e ministero della salute. L’azienda prevede di impiantare un chip in circa 2.500 persone nei primi 6-8 mesi a Milano e Roma. 

Sjöblad il bodyhacker: ecco come monitoreremo la salute

La startup a cui si è rivolto Ilgi Evecan, citata in un articolo di The Guardian, si chiama invece Dsruptive e il suo mentore è Hannes Sjöblad, associato alla comunità transumanista in Svezia e cofondatore della rete Bionyfiken. Si definisce un bodyhacker e la sua visione è quella di un futuro in cui il corpo umano avrà capacità “radicalmente diverse” rispetto a oggi. I microchip di Dsruptive, infatti, vanno ben oltre quanto il manager svedese aveva descritto nell’intervista a La Stampa perché si occupano anche di salute.

Una soluzione per monitorare la salute delle persone, soprattutto in tempi di pandemie come il nostro? Le applicazioni potrebbero essere davvero innumerevoli, soprattutto nel campo della diagnostica a distanza: piccoli impianti sottocutanei, dotati di sensori che consentono agli utenti di controllare parametri vitali (battito cardiaco, pressione, temperatura), e in caso di malattie l’alterazione dei valori, in qualsiasi momento semplicemente scorrendo il sistema con il telefono.

Porsi qualche domanda è lecito

La Svezia come premesso è una delle poche nazioni d’Europa in cui non si è vissuto l’incubo delle restrizioni anti-Covid. Allo stesso modo è quella che più di tutte spinge per la somministrazione del microchip sottocutaneo come mezzo per velocizzare i pagamenti, gli accessi ad e aree riservate e anche come dispositivo di prevenzione per la salute. Non ci vuole un genio ad associare tutto questo ad un probabile collegamento con il certificato vaccinale, ovvero quello che in Italia amiamo chiamare “Green Pass”. 

È tutto scritto, è tutto documentato. Le restrizioni per evitare il presunto contagio non finiranno a breve e continueremo a sentir parlare di nuove varianti, ce lo ha già detto chiaro e tondo il nostro Mario Draghi. Il Green Pass dal 6 dicembre diventerà “Super Green Pass” e quindi perché non dovremmo immaginare che prima o poi questo Super Green Pass non diventi a tutti gli effetti un microchip?

Fin da tempi non sospetti, coloro che il main stream ama definire “complottisti”, hanno ipotizzato un chip sottopelle che i governi avrebbe propinato come il toccasana per curare ogni sorta di malattia. I progetti ci sono, sono già ben avviati ma se ne parla il TG è scienza, se lo dice uno sconosciuto su internet allora viene etichettato con qualche termine studiato ad hoc.

Il mio consiglio? Siate vigili e valutate ogni cosa solo con il vostro cervello. Non fatevi influenzare da niente e nessuno. Seguite la vostra coscienza di modo che, qualsiasi cosa accada, non potrete dire di non aver deciso da soli per il vostro destino.

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