Intel perde la battaglia antitrust in UE: arriva una maxi-multa da 237 milioni di euro

La disputa tra Intel e l’Unione Europea si chiude con una sentenza che pesa come un macigno: il colosso dei semiconduttori ha perso il ricorso contro la multa antitrust imposta dalla Commissione europea nel 2023.
Il tribunale dell’UE ha confermato la violazione, pur riducendo l’importo da €376 milioni a €237 milioni.
La Corte ha stabilito che, tra il 2002 e il 2006, Intel ha messo in atto pratiche ritenute restrizioni dirette della concorrenza, pagando colossi come HP, Acer e Lenovo affinché ritardassero o eliminassero dal mercato prodotti basati su chip concorrenti, in particolare AMD.
Una strategia che, secondo Bruxelles, non ha lasciato spazio a interpretazioni: si tratta di comportamenti “nudi”, cioè privi di giustificazioni tecniche e pensati esclusivamente per soffocare il mercato.
Il taglio della multa non assolve Intel: rappresenta solo un riequilibrio calcolato sulla base di due elementi chiave — il numero limitato di computer realmente coinvolti e l’interruzione successiva di queste pratiche. Ma la violazione delle norme antitrust resta pienamente confermata.
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Un passato che ritorna: perché l’UE ha condannato Intel
La vicenda affonda le radici nei primi anni 2000, periodo in cui Intel dominava il mercato dei processori x86 e non era disposta a cedere terreno. Per preservare la sua posizione, secondo la Commissione europea, la società avrebbe versato premi economici milionari ai produttori di PC affinché rallentassero o evitassero prodotti basati su chip AMD.
Questi accordi avrebbero influenzato in modo significativo l’offerta sul mercato, limitando la libertà di scelta dei consumatori e mettendo i concorrenti in una posizione svantaggiata fin dall’inizio.
Per l’UE, si tratta di una delle violazioni più chiare delle regole per la concorrenza leale.
La Corte non ha contestato la ricostruzione dei fatti: Intel ha effettivamente violato le norme antitrust.
La riduzione della multa, quindi, non è un segnale di attenuazione della colpa, ma solo un aggiustamento tecnico che tiene conto della portata effettiva dell’infrazione.
Un nuovo monito per Big Tech
Questa sentenza non colpisce solo Intel. Anzi, suona come un avvertimento destinato all’intero settore. Difatti, l’UE continua a voler mantenere un controllo rigoroso sulla competizione. Ciò è vero soprattutto nei mercati dominati da pochi attori.
Per quanto riguarda Intel, la decisione rappresenta una nuova ombra sulla reputazione. L’azienda è già alle prese con una forte competizione. Inoltre, si muove in un mercato in rapida trasformazione.
Tuttavia, l’ammenda è stata ridimensionata. Nonostante ciò, 237 milioni di euro restano una cifra che fa rumore. Di conseguenza, tale somma potrebbe pesare sulle prossime scelte strategiche del colosso americano.
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