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Kaspersky rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza informatica?

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L’Italia sta prendendo rapidamente posizione contro l’uso di Kaspersky, associandolo a un Paese ora nemico, la Russia. Ci potrebbe essere uno spysoftware nell’antivirus? Vediamo quali sono i rischi in gioco e quali domande è giusto porsi.

L’invasione dell’Ucraina e la seguente politica di boicottaggio economico nei confronti della Russia, hanno aperto nuovi interrogativi circa la sicurezza informatica e i rischi che si potrebbero correre utilizzando i software russi, nel caso specifico, Kaspersky.

I rischi per la nostra sicurezza sono fondati oppure si tratta dell’ennesimo meschino tentativo di discriminare un altro prodotto proveniente dalla terra di Putin?

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza Nazionale Franco Gabrielli, che invita a prendere le distanze dall’antivirus e in particolare ha chiesto di toglierlo dai server della PA, tema su cui annuncia anche a breve un decreto specifico.

I punti critici

Kaspersky è utilizzato da 2.700 amministrazioni, tra ministeri, Comuni, forze dell’ordine e grandi aziende private. 

In virtù  degli eventi geopolitici, gli italiani com’era prevedibile, si sono schierati dalla parte del mondialismo e la Russia è diventata a tutti gli effetti una nazione nemica. L’alta finanza ha inflitto sanzioni sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Europea ma questo, come ho fatto notare, sta distruggendo anche l’economia mondiale, non solo quella russa.

Secondo gli esperti, utilizzare Kaspersky potrebbe significare esporsi al rischio di software spia o di backdoor del Governo russo. Un rischio più o meno analogo a quello che abbiamo visto anni fa nei confronti di Huawei.

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Secondo Corrado Giustozzi, esperto di cyber security al Corriere della Sera “è plausibile che nel contesto attuale, l’azienda [Kaspersky] possa ricevere pressioni o minacce dal governo russo. Non penso tanto a uno scenario di spionaggio attivo, quando piuttosto a un malware creato dagli stessi russi che l’antivirus potrebbe volontariamente non rilevare e lasciar passare”.

Nell’epoca del cyber war, questa analisi potrebbe essere del tutto plausibile. 

Franco Gabrielli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza Nazionale, ha dichiarato che “dobbiamo liberarci da una dipendenza dalla tecnologia russa. Per esempio quella dei sistemi antivirus prodotti dei russi e utilizzati dalle nostre pubbliche amministrazioni, per evitare che da strumento di protezione possano diventare strumento di attacco”.

Il discorso sembra dunque mirato non tanto al sabotaggio della Russia quanto all’indipendenza tecnologica al fine di non dover affidare la propria sicurezza informatica ad un fornitore “straniero”.

Privacy

Per sciogliere ogni dubbio, il 18 marzo il Garante della Privacy ha aperto una istruttoria in cui viene chiesto a Kaspersky Lab di fornire il numero e la tipologia di clienti italiani. Dovranno dichiarare anche le informazioni dettagliate sul trattamento dei dati personali effettuate nell’ambito dei diversi prodotti o servizi di sicurezza, inclusi quelli di telemetria o diagnostici. La società dovrà inoltre chiarire se, nel corso del trattamento, i dati siano trasferiti al di fuori dell’Unione europea (ad esempio nella Federazione Russa) o comunque resi accessibili a Paesi terzi.

Kaspersky Lab dovrà infine indicare il numero di richieste di acquisizione o di comunicazione di dati personali, riferiti a interessati italiani, rivolte alla società da parte di autorità governative di Paesi terzi, a partire dal 1° gennaio 2021, distinguendole per Paese e indicando per quante di esse Kaspersky Lab abbia fornito un riscontro positivo.

La risposta di Kaspersky

L’azienda ha preso le distanze da queste accuse e ha riferoto che “Kaspersky è una società internazionale privata e non ha legami con nessun governo o agenzia governativa. È orgogliosa di cooperare con le autorità di molti Paesi e con le forze dell’ordine internazionali nella lotta contro il crimine informatico”.

Da notare inoltre che Kaspersky coopera da quasi dieci anni, anche con Polizia Olandese, Europol e Intel Security e non ha mai espresso un commento sulla questione emergente dalla guerra ucraina. Più di una volta ha cercato di dimostrare la propria indipendenza da Mosca, con la Global Transparency Initiative e poi con il trasferimento a Zurigo del datacenter.

Sono quindi fondati i timori verso l’azienda Kaspersky Lab?

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