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La corsa nascosta ai chip: la Cina sfida l’Occidente con una macchina EUV segreta

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Nel silenzio di un laboratorio iper-controllato a Shenzhen, lontano dai riflettori ufficiali, la Cina starebbe tentando una delle imprese tecnologiche più ambiziose del nostro tempo. Secondo un’inchiesta di Reuters, un team di ingegneri cinesi avrebbe realizzato un prototipo funzionante di macchina EUV, la tecnologia chiave per produrre chip di ultima generazione, finora considerata un monopolio irraggiungibile dell’Occidente.

Se confermata, la notizia rappresenterebbe una crepa profonda nel muro tecnologico costruito negli ultimi anni con sanzioni, controlli sulle esportazioni e restrizioni strategiche.

L’arma segreta dei semiconduttori: la luce EUV

La macchina sviluppata in Cina è in grado di generare luce ultravioletta estrema (EUV), l’elemento indispensabile per incidere circuiti microscopici sui chip avanzati, in particolare quelli dedicati all’intelligenza artificiale. È la stessa tecnologia su cui si fonda il dominio globale di ASML, l’unica azienda al mondo autorizzata a vendere macchine EUV complete.

Ed è qui che la storia si fa ancora più delicata: tra gli ingegneri coinvolti nel progetto cinese figurano ex dipendenti ASML, attratti – secondo le fonti – da bonus elevatissimi, sussidi per il trasferimento e condizioni di lavoro fuori scala.

Un “progetto Manhattan” in versione semiconduttori

Il programma rientra in un piano governativo definito informalmente il “progetto Manhattan” cinese dei chip, un’iniziativa colossale per raggiungere l’indipendenza totale nel settore dei semiconduttori. A coordinare questo ecosistema industriale c’è Huawei, che supervisiona centinaia di aziende e istituti di ricerca, mobilitando migliaia di ingegneri.

La segretezza è assoluta. Molti tecnici lavorano sotto pseudonimo, con documenti modificati. Le squadre sono compartimentate: ciascun gruppo ignora cosa stiano sviluppando gli altri. I telefoni sono limitati, i siti sorvegliati 24 ore su 24 e, in molti casi, i dipendenti dormono direttamente nei laboratori per evitare qualsiasi fuga di informazioni.

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Un prototipo imperfetto, ma reale

Il dispositivo di Shenzhen, secondo Reuters, è più grande e meno preciso rispetto alle macchine EUV occidentali. In particolare, i sistemi ottici non raggiungono ancora la qualità di quelli prodotti da Carl Zeiss, componente fondamentale delle EUV ASML.

La macchina, al momento, non produce ancora chip funzionanti, ma i test sarebbero iniziati all’inizio del 2025. Per aggirare le restrizioni internazionali, la Cina starebbe utilizzando componenti recuperati da vecchie installazioni EUV, pezzi provenienti dal Giappone con esportazione limitata e un massiccio lavoro di reverse engineering, condotto soprattutto da giovani ingegneri sotto sorveglianza continua.

L’obiettivo: tagliare fuori gli Stati Uniti

Il traguardo ufficiale è chiaro: chip funzionanti su una piattaforma interamente cinese entro il 2028. Gli esperti occidentali restano scettici e parlano più realisticamente del 2030, ma il solo fatto che esista un prototipo concreto cambia completamente lo scenario.

Pechino punta a rimuovere gli Stati Uniti dalle catene di fornitura dei semiconduttori, riducendo la dipendenza tecnologica e recuperando terreno sull’Occidente nel settore più strategico del XXI secolo. Secondo diversi analisti, questa mossa potrebbe anticipare di anni l’autonomia cinese nei chip per l’intelligenza artificiale, rispetto a quanto previsto fino a poco tempo fa.

Se la macchina EUV cinese dovesse davvero diventare operativa, l’equilibrio globale dei semiconduttori potrebbe non essere più lo stesso.

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