La piattaforma antipirateria delude all’esordio: i pirati festeggiano
Piracy Shield, la piattaforma antipirateria, voluta da Agcom, ha avuto il suo primo grande test durante il match tra Inter e Juventus. Purtroppo, i risultati non sono stati positivi e i pirati hanno motivo di gioire.
Nonostante le dichiarazioni di Agcom, il bilancio della prima giornata di campionato con la piattaforma attiva non è incoraggiante. Massimiliano Capitanio, il commissario Agcom, che ha fortemente voluto questa piattaforma automatizzata per combattere finalmente l’ampia diffusione della pirateria che causa enormi danni economici ai detentori dei diritti, ha espresso la sua soddisfazione per il lavoro svolto.
Tuttavia, la realtà è ben diversa. Durante tutto il weekend, è bastato cercare la parola “calcio streaming” su Google per trovare numerosi link funzionanti che hanno consentito a chi non voleva pagare di guardare comunque le partite. Anche la ricerca di “Inter Juve in chiaro” ha portato immediatamente a risultati utili. Nonostante la piattaforma fosse attiva, decine e decine di siti offrivano streaming gratuito senza nemmeno richiedere un pagamento agli utenti. Inoltre, i servizi IPTV hanno continuato a funzionare regolarmente. In alcuni casi, i pirati hanno persino deriso la piattaforma, pubblicando pagine che recitavano “Ritenta sarai più fortunato”.
Ma che cosa ha fatto la piattaforma durante il weekend?
Agcom ha reso disponibile una pagina in cui vengono pubblicati i blocchi eseguiti, ma al momento quella pagina è vuota. Ci si sarebbe aspettati che in un sistema automatizzato come quello creato da Agcom, la pagina si popolasse automaticamente al termine dei 30 minuti concessi ai provider per effettuare il blocco. Tuttavia, sembra che si sia scelto un approccio più cauto per evitare che la lista dei domini bloccati diventasse il più grande motore di ricerca per i siti di streaming. È evidente che non tutti hanno applicato i blocchi richiesti: molti siti per i quali è stato richiesto il blocco sono ancora visibili tramite alcuni DNS pubblici e alcuni provider non si sono ancora adeguati. In sintesi, la rete esiste, ma le maglie sono troppo larghe.
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Un operatore ha riferito che finora sono stati caricati circa un centinaio di ticket sulla piattaforma, ma la maggior parte di essi riguarda domini e solo pochi indirizzi IP. Questo suggerisce che coloro che hanno creato i ticket e monitorato la rete hanno adottato un approccio molto prudente. Non sappiamo se siano state fornite indicazioni chiare in tal senso, ma l’impressione è che siano stati effettuati pochi blocchi IP per evitare rischi: bloccare un indirizzo IP sbagliato, ad esempio di una CDN, potrebbe comportare il blocco di centinaia di siti innocenti senza una procedura rapida per lo sblocco. Se ciò fosse accaduto nel giorno del debutto, sarebbe stato un disastro in termini di immagine.
Inoltre, dopo aver segnalato alcuni siti durante le prime partite, durante le partite del sabato pomeriggio non è stato effettuato alcun intervento. È possibile che nessuno abbia trasmesso illegalmente le partite in streaming quel pomeriggio?
Un fiasco ampiamente annunciato
La piattaforma, quindi, non ha funzionato come previsto. I blocchi sono stati parziali e molti siti sono ancora visibili tramite alcuni DNS pubblici e provider che non si sono ancora attrezzati. Inoltre, durante i match pomeridiani di sabato non è stato attuato alcun intervento, lasciando spazio a chi voleva trasmettere partite in streaming illegalmente.
Insomma, un avvio molto timido con diversi problemi da risolvere. Oltre a quelli tecnici, come i ticket doppi, serve una accelerazione da parte di Agcom per stringere le maglie della rete. I provider italiani hanno fatto il loro, ma per i grossi player internazionali la piattaforma di Agcom non esiste. Google, ad esempio, non applica il filtro sui suoi DNS e non rimuove dai motori di ricerca i siti che rimandano agli stream segnalati.
In conclusione, la piattaforma antipirateria ha deluso le aspettative e serve un intervento deciso da parte di Agcom per renderla efficace.
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