La pubblicità nelle tariffe a pagamento ChatGPT? OpenAI nega tutto, ma la polemica esplode

Per gli utenti che pagano un abbonamento a ChatGPT c’era una certezza: se versi soldi ogni mese, non dovresti vedere nemmeno l’ombra di una pubblicità. E invece, nelle ultime settimane, questa convinzione è stata spazzata via da una serie di segnalazioni su X, dove diversi abbonati hanno denunciato la comparsa di link commerciali all’interno delle risposte dell’IA, persino in contesti totalmente scollegati dal tema della conversazione. Una situazione che ha fatto scattare subito l’allarme: OpenAI ha davvero inserito pubblicità anche per chi paga il servizio?
La miccia l’ha accesa un utente di X, Benjamin De Kraker, che ha condiviso uno screenshot emblematico. Aveva chiesto a ChatGPT una spiegazione su Windows BitLocker, ma nella risposta si è ritrovato davanti un link per acquistare prodotti alimentari da Target, la catena di supermercati statunitense. Una dissonanza talmente assurda da risultare quasi comica, se non fosse che si tratta di un servizio a pagamento. L’episodio è rimbalzato da un profilo all’altro con rapidità, attirando l’attenzione di migliaia di utenti e sollevando dubbi sulla direzione commerciale intrapresa da OpenAI.
Le discussioni si sono infiammate: c’è chi parla di pubblicità occulta, chi teme un futuro in cui ogni risposta di un chatbot diventerà un potenziale inserto promozionale, e chi arriva a chiedersi se abbia ancora senso mantenere l’abbonamento Plus. Quando il malcontento ha iniziato a farsi rumoroso, OpenAI ha deciso di intervenire per fare chiarezza.
OpenAI: «Non sono pubblicità. Solo un errore dell’algoritmo»
A cercare di placare la tempesta è stato Daniel McAuley, rappresentante ufficiale di OpenAI, che si è inserito nel thread per dare una spiegazione. Secondo lui, quello che gli utenti hanno visto non sarebbe affatto pubblicità, ma una funzionalità interna che consente all’app di proporre integrazioni utili quando queste risultano appropriate rispetto al tema della conversazione. In teoria, una sorta di completamento dell’interfaccia che dovrebbe arricchire l’esperienza utente.
Il problema? Nel caso in questione, la connessione tra BitLocker e Target era praticamente inesistente. McAuley ha infatti chiarito che si è trattato di un errore di collegamento all’interno dell’algoritmo, una svista tecnica che ha portato il sistema a suggerire qualcosa che non c’entrava assolutamente nulla. Non un comportamento desiderato, ma un bug.
OpenAI — assicura — sta già lavorando per impedire che situazioni simili possano ripetersi.
Il chiarimento però non ha spento la discussione, anzi: ha sollevato un dubbio ancora più grande sulla direzione commerciale dell’azienda.

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Il vero nodo: l’arrivo delle applicazioni di affiliazione
Durante la spiegazione, McAuley ha aggiunto un dettaglio che molti non avevano notato ma che rappresenta il vero punto caldo della vicenda. OpenAI — afferma — prevede di ampliare presto il catalogo delle applicazioni integrate, includendo una serie di app di affiliazione, cioè partner commerciali che potrebbero comparire nelle conversazioni quando rilevanti.
Qui la faccenda diventa decisamente più delicata. Perché se è vero che non si tratta di pubblicità nel senso classico del termine, è altrettanto vero che un link commerciale inserito nel flusso di una risposta può influenzare la percezione dell’utente, o addirittura il suo comportamento. Un suggerimento “contestuale” può diventare molto più persuasivo di un banner, proprio perché arriva da un assistente che l’utente percepisce come neutrale.
OpenAI promette che queste integrazioni appariranno solo quando pertinenti, cioè limitate ai dialoghi che toccano temi coerenti con l’offerta delle applicazioni affiliate. Ma il caso Target dimostra che la distanza tra “pertinente” ed “errore” può essere sorprendentemente breve.
È qui che nasce la preoccupazione più grande: quanto spazio avranno interessi commerciali dentro uno strumento che milioni di persone usano per studiare, lavorare e informarsi?
Il futuro della conversazione AI rischia di diventare un terreno commerciale?
L’incidente Target, per quanto piccolo, è stato sufficiente a mostrare quanto sia sottile la linea tra utilità e pubblicità mascherata. Un assistente conversazionale capace di suggerire servizi, negozi o prodotti potrebbe trasformarsi in uno strumento potentissimo… ma anche pericoloso, se usato senza trasparenza.
Per ora OpenAI parla solo di errori tecnici e di integrazioni “pertinenti”, ma la sensazione diffusa è che il mercato dell’IA si stia muovendo verso un modello in cui le partnership commerciali finiranno inevitabilmente dentro la conversazione, che lo si voglia o no.
L’episodio di questi giorni, insomma, è molto più di una semplice svista: è un assaggio di quello che potremmo vedere nei prossimi mesi.
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