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Le console del futuro frenano: il caro RAM rischia di rinviare la prossima generazione

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C’è un convitato di pietra che sta rallentando l’intera industria tecnologica, e non riguarda solo PC e data center. L’aumento vertiginoso dei prezzi della RAM sta iniziando a produrre effetti a catena anche nel mondo dei videogiochi, con conseguenze che potrebbero essere molto più serie del previsto. Secondo diverse fonti del settore, il lancio delle nuove console potrebbe slittare, e non di pochi mesi.

Il problema nasce da una dinamica ormai chiara: la domanda di hardware avanzato da parte dei grandi data center e dei sistemi dedicati all’intelligenza artificiale sta drenando risorse fondamentali dal mercato consumer. La RAM, in particolare, è diventata un componente critico, sempre più costoso e sempre meno prevedibile sul piano della disponibilità. Un contesto che mette in difficoltà non solo chi assembla PC, ma anche i colossi del gaming.

A lanciare l’allarme è stato Tom Henderson, insider considerato tra i più affidabili del settore. Secondo le sue informazioni, i piani per la nuova generazione di console stanno subendo una profonda revisione. In precedenza, i produttori guardavano a una finestra temporale compresa tra il 2027 e il 2028. Oggi, però, quelle date non sono più così solide.

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Nuove console rimandate e prezzi sotto pressione

Il nodo centrale è proprio la RAM. Le difficoltà di approvvigionamento e l’aumento dei costi stanno costringendo i produttori a rivedere sia le tempistiche di lancio, sia le strategie di prezzo. Henderson parla apertamente di un possibile rinvio a tempo indeterminato, con i produttori che preferiscono aspettare un mercato più stabile piuttosto che lanciare hardware troppo costoso o con margini ridotti.

Ma il problema non riguarda solo il futuro. Secondo l’insider, anche le console attualmente in commercio potrebbero subire rincari, uno scenario che fino a qualche anno fa sembrava impensabile. A differenza delle generazioni passate, infatti, questa fase storica vede aumenti di prezzo anche a ciclo vitale avanzato, segno di un equilibrio industriale sempre più fragile.

Queste ipotesi non arrivano dal nulla. In precedenza, analisti di mercato avevano già segnalato segnali preoccupanti. Matt Piscatella, figura di riferimento di Circana, aveva fatto notare come il prezzo della Nintendo Switch originale sia aumentato di circa 40 dollari nel corso dell’estate. Un caso emblematico, che rompe una delle regole non scritte del gaming: il prezzo dell’hardware dovrebbe scendere col tempo, non salire.

Un’industria che rallenta mentre i costi salgono

Se questa tendenza dovesse continuare, le prospettive non sono rassicuranti. La combinazione tra carenza di componenti, pressione dei data center e crescita dei costi di produzione rischia di rallentare l’intero ciclo di innovazione del settore videoludico. Meno certezze sulle date di lancio, prezzi più alti per le console esistenti e una prossima generazione che potrebbe arrivare più tardi e costare di più.

Per i giocatori, il messaggio è piuttosto chiaro: i tempi “facili” sembrano finiti. L’hardware da gaming non è più isolato dal resto dell’industria tecnologica e subisce direttamente le stesse tensioni che colpiscono IA, cloud e infrastrutture globali. Prepararsi a un futuro fatto di attese più lunghe e portafogli più leggeri potrebbe non essere un esercizio di pessimismo, ma semplice realismo.

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