L’intelligenza artificiale ha creato centinaia di nuovi antibiotici in una sola settimana

L’intelligenza artificiale non sta solo cambiando il modo in cui comunichiamo o produciamo contenuti digitali. Sta entrando con forza anche nei laboratori di chimica, comprimendo tempi di ricerca che fino a ieri sembravano incomprimibili. In una sola settimana, un sistema automatizzato guidato dall’IA è riuscito a sintetizzare centinaia di nuovi composti potenzialmente utilizzabili come antibiotici, aprendo uno scenario concreto nella lotta contro uno dei problemi più gravi della medicina moderna: la resistenza batterica.
Il risultato arriva da un gruppo di ricerca della Università di York, che ha dimostrato come la combinazione di automazione, robotica e intelligenza artificiale possa rivoluzionare il modo in cui vengono scoperti nuovi farmaci. L’obiettivo era chiaro e urgente: trovare molecole capaci di colpire batteri ormai immuni agli antibiotici tradizionali. Il metodo, però, è ciò che rende questo studio davvero dirompente.
In appena sette giorni, una piattaforma robotica è riuscita a sintetizzare oltre settecento composti organometallici complessi, un volume di lavoro che con i metodi classici avrebbe richiesto mesi, se non anni. Non si tratta solo di velocità, ma di un cambio di paradigma. Questi composti, infatti, non seguono la struttura piatta tipica di molti antibiotici moderni basati sul carbonio. Presentano invece una geometria tridimensionale, capace di interagire con i batteri in modi completamente nuovi e, soprattutto, di aggirare i meccanismi di resistenza che stanno rendendo inefficaci molti farmaci salvavita.

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Per ottenere questi risultati, i ricercatori hanno affidato il processo a un sistema automatizzato in grado di combinare circa duecento ligandi con cinque metalli diversi. L’intelligenza artificiale ha guidato la selezione delle combinazioni più promettenti, mentre la piattaforma robotica ha eseguito la sintesi e i test senza interruzioni, eliminando errori umani e colli di bottiglia.
Ogni composto è stato analizzato immediatamente per verificarne l’attività antibatterica e la tossicità sulle cellule umane. Da questo screening massivo sono emersi sei candidati particolarmente interessanti, segno che l’approccio non è solo rapido, ma anche estremamente efficace nel filtrare le molecole davvero utili.
Tra questi, uno ha attirato più attenzione degli altri: un complesso a base di iridio. Questo composto ha dimostrato di distruggere efficacemente diversi batteri patogeni, inclusi ceppi molto simili all’MRSA, uno dei simboli globali della resistenza agli antibiotici. Ancora più importante, ha mostrato una bassa tossicità per l’uomo, indicando un alto indice terapeutico e un potenziale reale per lo sviluppo clinico.
Il messaggio che emerge è chiaro e anche inquietante. Se una macchina può individuare nuovi antibiotici in una settimana, diventa evidente quanto i metodi tradizionali siano ormai troppo lenti per affrontare una crisi sanitaria che avanza più velocemente delle cure disponibili.
Questo studio suggerisce che il futuro della farmacologia passerà sempre più da sistemi intelligenti capaci di esplorare spazi chimici che l’essere umano, da solo, non riuscirebbe mai a coprire.
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