L’Irlanda apre le porte al riconoscimento facciale: sorveglianza smart o rischio libertà?

Sta per cambiare tutto nella sicurezza irlandese. Il governo ha annunciato che entro l’estate il servizio di polizia nazionale, An Garda Síochána, potrà utilizzare ufficialmente la tecnologia di riconoscimento facciale (FRT) nelle indagini penali.
Dopo anni di dibattiti e resistenze politiche, il ministro della Giustizia Jim O’Callaghan ha confermato che verrà presentata una legge che rivoluzionerà il modo in cui si fa investigazione nel Paese. Il disegno di legge, già approvato in aprile dalla ministra Helen McEntee, punta a introdurre strumenti avanzati di analisi video tramite Intelligenza Artificiale.
Indagini più rapide con l’AI
Grazie al nuovo sistema, la polizia potrà analizzare ore di riprese da telecamere di sicurezza o smartphone in pochi secondi, confrontando i volti dei sospetti con quelli archiviati nei database. In pratica: meno tempo sprecato, più efficienza investigativa.
Il riconoscimento facciale potrà essere usato in tre modalità:
- Live (LFR): scansione in tempo reale di volti tra la folla.
- Retrospettivo (RFR): analisi post-crimine su filmati già esistenti.
- Manuale (OIFR): foto scattate dagli agenti confrontate con il database.
Ma attenzione: l’uso sarà limitato a reati gravi come terrorismo, omicidio, stupro e gravi disordini pubblici. Inoltre, servirà autorizzazione da un sovrintendente capo, con obbligo di rispettare un codice di condotta legale, compresi controlli su privacy e diritti umani.

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Un passo verso il futuro o verso lo stato di sorveglianza?
“Non possiamo permettere che i Gardaí perdano tempo con metodi antiquati quando la tecnologia può accelerare le indagini”, ha dichiarato O’Callaghan in diretta su RTÉ. L’obiettivo? Rendere il FRT uno strumento essenziale per la polizia del futuro.
Ma non tutti applaudono. Le associazioni per i diritti civili lanciano l’allarme: aprire alla tecnologia senza freni rischia di normalizzare la sorveglianza di massa, con potenziali errori di identificazione e una società sotto controllo costante.
Al momento, la funzione live (che monitora in tempo reale) non sarà ancora attivata, ma si partirà dalla funzione retrospettiva. Eppure, per molti attivisti è già un primo passo verso una deriva pericolosa.
“Una volta che dai una telecamera allo Stato, non smette più di registrare”, scrive Marc Menendez-Roche su Euro Weekly News, mettendo in guardia sul rischio che le democrazie europee stiano lentamente scivolando verso modelli di sorveglianza permanente.
Il grande fratello digitale è davvero alle porte? O si tratta solo dell’evoluzione naturale della giustizia in un’epoca tecnologica?
Il dibattito è aperto. E stavolta, riguarda tutti noi.
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