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L’UE potrebbe creare un registro digitale dei beni di tutti i cittadini europei

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Il presidente della sottocommissione parlamentare fiscale dell’Unione Europea ha avanzato l’idea di un registro centralizzato dei beni, destinato a registrare tutte le forme di ricchezza possedute da ogni cittadino dell’UE. Questo registro si estenderebbe anche alle società e ad altre entità commerciali, fungendo da “banca dati completa” per monitorare i vari beni in possesso dei cittadini, con l’obiettivo dichiarato di combattere il finanziamento del terrorismo e il riciclaggio di denaro.

Un’iniziativa controversa

Attualmente, l’UE sta conducendo studi di fattibilità per definire i dettagli di questo database. Si ipotizza che il registro potrebbe riguardare solo le persone con redditi o beni superiori a una certa soglia, con un valore di riferimento di 200.000 euro. Tra i beni che potrebbero essere inclusi nel registro figurano conti bancari, immobili, veicoli, opere d’arte, metalli preziosi, titoli e criptovalute, sebbene la lista definitiva dipenda dai risultati dello studio in corso.

Tuttavia, le motivazioni ufficiali per la creazione di un registro del genere sono state messe in discussione. I critici sostengono che i veri responsabili del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo eviteranno di segnalare i propri beni, mentre i cittadini rispettosi delle leggi si troveranno a dover affrontare una complessa burocrazia per adempiere agli obblighi di registrazione.

Le origini della proposta

Le discussioni riguardo a un registro patrimoniale risalgono almeno al 2021, in un contesto in cui l’UE cercava di rintracciare e congelare i beni degli oligarchi russi colpiti da sanzioni. Una delle sfide principali è stata quella di trovare un modo per connettere i registri esistenti di ogni stato membro in un database centrale accessibile alle autorità di altri stati membri.

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Rischi per la privacy e la sicurezza dei dati

Un tema centrale nella discussione riguarda la privacy dei dati. Molti esperti sollevano dubbi sulla legalità e sulla sicurezza di un simile registro. Potrebbe diventare un obiettivo appetibile per hacker e criminali informatici, con il rischio di fughe di dati che potrebbero esporre informazioni sensibili a ladri, giornalisti o coniugi in fase di divorzio. L’accesso a tali informazioni finanziarie dettagliate potrebbe portare a frodi e furti di identità su larga scala, con potenziali ripercussioni sui mercati finanziari globali.

Inoltre, c’è il timore che la creazione di questo registro possa preparare il terreno per l’introduzione di nuove tasse sui cittadini europei, come un’imposta patrimoniale a livello dell’UE. Potrebbe anche essere utilizzato per limitare l’acquisto di criptovalute non legate a valute centralizzate (CBDC) in futuro.

Un’erosione dei diritti personali

Rolf von Hohenhau, presidente dell’Associazione dei contribuenti europei, ha avvertito: “Se i cittadini sosterranno questa iniziativa, perderanno tutti i loro diritti personali attraverso una burocrazia secondaria. Con il pretesto di prevenire il riciclaggio di denaro, saremo tutti sotto indagine”.

Sebbene un portavoce della Commissione europea abbia affermato che lo studio non implica necessariamente l’imminente creazione di un tale registro, molti ritengono che sia uno spreco di risorse condurre un’indagine così approfondita se non ci sono intenzioni concrete di attuarla. Non sono solo gli europei a dover essere all’erta; altri paesi, come gli Stati Uniti, potrebbero seguire l’esempio, adottando database simili per registrare asset tradizionalmente non tracciati, come oro e criptovalute, giustificando tali misure come necessarie per combattere il terrorismo e il riciclaggio di denaro.

Conclusione

La proposta di un registro patrimoniale centralizzato nell’UE solleva interrogativi significativi sulle implicazioni per la privacy, la sicurezza e i diritti personali dei cittadini. Mentre la lotta contro il finanziamento del terrorismo e il riciclaggio di denaro è una questione seria, è fondamentale trovare un equilibrio tra la sicurezza e la protezione delle libertà individuali. La società civile deve rimanere vigile e attiva nel monitorare e contestare iniziative che potrebbero compromettere i diritti fondamentali in nome della sicurezza.

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