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L’UE spinge per attivare il DSA, la morte della libertà di espressione

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Con il pretesto di combattere l’”incitamento all’odio”, l’Unione Europea sta intensificando l’applicazione del Digital Services Act (DSA), una legge approvata nel 2022 che ha suscitato non poche polemiche. I critici la definiscono uno strumento di censura, mentre i sostenitori la vedono come una necessaria regolamentazione per proteggere gli utenti dai contenuti dannosi. Ma qual è la verità?

La decisione dell’UE arriva in un momento delicato, caratterizzato da un panorama politico globale in rapida evoluzione. La possibile rinascita politica di Donald Trump, con la sua forte posizione anti-censura, ha trovato sostegno tra alcune delle principali aziende tecnologiche, come X (ex Twitter) e Meta (Facebook). Questa tendenza ha creato una frattura tra le politiche di regolamentazione europee e quelle statunitensi, con l’UE che sembra muoversi in direzione opposta rispetto agli USA.

Il Digital Services Act: protezione o controllo?

Il DSA è stato presentato come una legge per regolamentare le grandi piattaforme tecnologiche e proteggere gli utenti da contenuti illegali o dannosi. Tuttavia, molti osservatori sostengono che la legge sia stata utilizzata principalmente per mettere a tacere il dissenso e controllare la libertà di espressione.

Uno degli aspetti più controversi del DSA è l’obbligo per le piattaforme di rimuovere i contenuti considerati illegali, tra cui il cosiddetto “discorso d’odio”, entro 24 ore dalla segnalazione. Il problema è che la definizione di “discorso d’odio” è spesso vaga e lasciata alla discrezione dei burocrati dell’UE e delle organizzazioni di fact-checking. Questo ha sollevato preoccupazioni riguardo alla possibilità di abusi e alla limitazione della libertà di parola.

Per garantire l’applicazione del DSA, l’UE sta ampliando il proprio apparato di controllo. Entro la fine del 2025, la Commissione europea prevede di raddoppiare il personale dedicato all’applicazione della legge, portando il totale a 200 unità. Inoltre, l’UE sta reclutando “coordinatori locali” negli Stati membri per assicurare la conformità alle norme. Queste misure sono state giustificate come necessarie per proteggere la democrazia, ma molti le vedono come un ulteriore passo verso un sistema di sorveglianza e censura.

Il DSA non si limita a regolamentare i contenuti a livello europeo, ma incorpora anche le legislazioni nazionali degli Stati membri. Questo significa che un contenuto considerato illegale in un Paese – ad esempio perché ritenuto offensivo per la sensibilità religiosa o perché mette in discussione le narrazioni ufficiali – può essere rimosso in tutto il blocco europeo. Questa estensione della portata della legge ha sollevato ulteriori preoccupazioni riguardo alla sovranità nazionale e alla libertà di espressione.

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Mentre l’UE sembra raddoppiare gli sforzi per controllare i contenuti online, gli Stati Uniti si stanno muovendo nella direzione opposta. Sotto la guida di figure come Elon Musk, piattaforme come X stanno ridimensionando le politiche di censura e abbracciando una visione più aperta della libertà di espressione. Musk, ad esempio, ha reintegrato utenti precedentemente banditi, scatenando le critiche dei funzionari europei. Anche Meta ha ridotto i suoi sforzi di moderazione dei contenuti negli USA, concentrandosi solo su violazioni gravi come il terrorismo e lo sfruttamento dei minori.

Due visioni a confronto

Questa divergenza tra Europa e Stati Uniti evidenzia una differenza fondamentale nei valori. Da un lato, gli USA stanno riaffermando il loro impegno per la libertà di parola, considerandola un pilastro essenziale della democrazia. Dall’altro, l’UE sembra vedere il discorso aperto come una potenziale minaccia da controllare e neutralizzare.

Il contrasto è netto: mentre una parte del mondo guarda alla libertà di espressione come un diritto inalienabile, l’altra sembra preferire un approccio più restrittivo, con il rischio di compromettere i principi democratici che dichiara di voler proteggere.

Conclusioni

Il Digital Services Act rappresenta un punto di svolta nella regolamentazione dei contenuti online, ma solleva anche importanti interrogativi sul futuro della libertà di espressione in Europa. Mentre l’UE cerca di bilanciare la necessità di proteggere gli utenti con il rischio di censura, il mondo osserva con attenzione quale direzione prenderà questa battaglia tra controllo e libertà. La posta in gioco è alta: si tratta di decidere se la democrazia possa sopravvivere senza il libero scambio di idee, anche quelle scomode.

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