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Ma quale privacy? Apple ti spia anche senza tracciamento!

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Un ricercatore, noto con lo pseudonimo di Tim, ha recentemente scoperto che anche un’app installata su un iPhone nuovo di zecca può rivelare dati personali dell’utente, nonostante questi abbia disabilitato il tracciamento. Questo solleva interrogativi inquietanti sulla reale efficacia della funzione “Chiedi all’app di non tracciare” presente in iOS.

La verità dietro il tracciamento

La funzione in questione dovrebbe teoricamente proteggere i dati personali degli utenti, impedendo alle app di accedere all’identificativo pubblicitario (IDFA) del dispositivo. Tuttavia, Tim ha dimostrato che questa opzione non impedisce alle app di raccogliere altre informazioni sensibili. Dopo aver ripristinato il suo iPhone 11 alle impostazioni di fabbrica e aver installato un gioco dello sviluppatore KetchApp, ha monitorato il traffico dati tramite un server proxy.

Le osservazioni di Tim sono allarmanti: l’app invia dati a intervalli di pochi secondi, con ogni pacchetto contenente oltre 200 parametri, tra cui le coordinate del dispositivo. Nonostante l’iPhone fosse privo di SIM e connesso solo via Wi-Fi, l’app è riuscita a raccogliere informazioni dettagliate, comprese le coordinate geografiche.

Ma la sorpresa più grande è stata la trasmissione di dati, inclusi timestamp e indirizzi IP, ai server di Facebook, nonostante Tim non avesse installato alcuna app Meta e non avesse fornito il suo consenso. Anche se la funzione “Non Tracciare” reimpostava l’IDFA, l’app continuava a raccogliere dati critici.

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Tipi di dati raccolti

Le richieste inviate dall’app includevano più di 20 identificatori, come l’identificatore del fornitore (IFV), l’ID della transazione (TID) e l’ID del dispositivo (UID). Inoltre, venivano registrati dettagli come la luminosità dello schermo, la memoria disponibile e persino se le cuffie erano collegate.

Questi dati venivano poi inviati a Moloco, una piattaforma che afferma di coprire 6,7 miliardi di dispositivi in oltre 190 paesi. Moloco non solo collega inserzionisti e spazi pubblicitari, ma raccoglie anche enormi quantità di dati sugli utenti per ottimizzare la pubblicità.

Tim ha scoperto centinaia di aziende che commerciano dati di questo tipo. Alcune offrono servizi per collegare identificatori pubblicitari a informazioni reali, come nomi e indirizzi. Purtroppo, quando Tim ha cercato di acquistare i propri dati, ha scoperto che l’accesso a un database contenente informazioni su milioni di utenti costava tra i 10.000 e i 50.000 dollari.

Come proteggersi

Per proteggersi da questo tipo di tracciamento, gli esperti consigliano di non consentire alle app di accedere alla geolocalizzazione, di utilizzare dati GPS falsi e di attivare filtri DNS e ad-blocker. Tuttavia, esperti del settore avvertono che è praticamente impossibile proteggersi completamente, poiché gli sviluppatori hanno trovato modi per aggirare queste protezioni.

Conclusione

Questa situazione solleva interrogativi critici sulla privacy e sulla sicurezza degli utenti. La funzione “Non Tracciare” potrebbe non essere così efficace come promesso, e i dati personali continuano a essere raccolti e commercializzati senza il consenso degli utenti. È fondamentale che gli utenti siano consapevoli di queste dinamiche e prendano misure per proteggere la loro privacy online.

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