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Nintendo colpisce ancora: streamer pirata condannato per aver diffuso giochi prima dell’uscita

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Nintendo non scherza quando si parla di pirateria. E lo ha dimostrato ancora una volta: la casa di Mario ha ottenuto una sentenza definitiva contro Jesse Keighin, meglio conosciuto online come “EveryGameGuru”, streamer accusato di aver trasmesso giochi Nintendo prima del lancio ufficiale usando copie pirata.

La storia è esplosa nel 2024, quando Nintendo ha citato in giudizio Keighin per aver condiviso ROM e strumenti di elusione, permettendo ad altri di fare lo stesso. All’inizio, lo streamer ha mostrato un atteggiamento di sfida, rispondendo con toni sprezzanti al team legale della compagnia. Sui social, infatti, aveva dichiarato che Nintendo aveva “preso la persona sbagliata” e che lui era pronto a ribattere colpo su colpo.

Ma col passare dei mesi, Keighin non ha presentato alcuna difesa formale in tribunale, né ha risposto puntualmente alle accuse. Il risultato? La corte federale del Colorado gli ha inflitto 17.500 dollari di danni e un’ingiunzione che gli impedisce future violazioni. Una cifra contenuta rispetto ai milioni che Nintendo avrebbe potuto richiedere, ma sufficiente a lanciare un messaggio chiaro: non toccate i giochi prima che escano.

Un caso simbolo: più deterrenza che punizione

Nintendo da anni segue una linea dura contro la pirateria, ma seleziona con cura i bersagli. Non colpisce giocatori occasionali o chi inciampa in un errore isolato, bensì coloro che, secondo la sua logica, minacciano il futuro dei suoi prodotti e delle sue IP.

Il caso EveryGameGuru è il perfetto esempio di questa strategia. L’azienda ha sostenuto che lo streamer avrebbe:

  • trasmesso giochi non ancora pubblicati
  • utilizzato ROM pirata
  • diffuso strumenti di elusione e link a emulatori come Yuzu e Ryujinx
  • eluso tentativi ufficiali di notifica
  • addirittura distrutto prove, secondo i documenti di tribunale

La corte ha permesso notifiche tramite email e perfino presso gli indirizzi dei familiari, visto che Keighin avrebbe tentato di evitare la consegna formale degli atti.

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Nonostante le prime fanfare sui social, lo streamer non ha mai risposto legalmente alle accuse. Da qui il default judgement, ovvero condanna automatica per mancata difesa.

Nintendo aveva chiesto, oltre ai danni economici, anche:

  • distruzione di dispositivi e software pirata
  • estensione del divieto a “terze parti collegate”

Su questi due punti il tribunale ha detto no: richieste troppo vaghe e difficili da applicare. Ma il resto è passato senza problemi.

Tradotto: Nintendo ha vinto, il messaggio è partito, e il caso è chiuso.

Perché questa sentenza conta davvero

In un’epoca in cui gli emulatori e le copie digitali si diffondono come mai prima, Nintendo sta mandando un avviso chiaro: non solo combatterà chi pirata i suoi giochi, ma lo farà anche prima che arrivino sul mercato.

Questa battaglia non riguarda un singolo streamer. È un modo per dire ai modder più audaci, agli hacker e a chi pensa di fare il furbo:

“Provateci, e ci troverete sulla porta.”

Keighin forse immaginava di trasformare la querelle in una sfida mediatica. Invece, non presentando una difesa, ha ottenuto solo una sconfitta silenziosa e definitiva.

Per Nintendo, missione compiuta.

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