Nvidia mette sul tavolo 20 miliardi di dollari per non perdere il controllo dell’IA

La guerra dei chip per l’intelligenza artificiale entra in una fase nuova, molto più aggressiva e decisiva. Nvidia ha scelto di non limitarsi più a innovare, ma di comprare tempo, talento e tecnologia con un’operazione senza precedenti: un accordo di licenza e acquisizione di cervelli da circa 20 miliardi di dollari con la startup Groq. Non si tratta di una semplice partnership, ma di una mossa strategica pensata per fermare l’avanzata di Google e delle sue soluzioni proprietarie nel campo dell’inferenza AI.
L’intesa è stata annunciata poco prima delle festività natalizie e ha subito fatto capire che la corsa agli armamenti dell’intelligenza artificiale sta accelerando. Nvidia, che domina l’addestramento dei modelli grazie alle sue GPU, non vuole rischiare di perdere terreno nella fase più redditizia e diffusa del ciclo AI: l’inferenza, cioè il momento in cui i modelli rispondono alle richieste degli utenti in tempo reale. È qui che la concorrenza si sta facendo feroce, ed è qui che Google sta cercando di sottrarre spazio con i suoi chip personalizzati.
Un accordo “non esclusivo” che vale come un’acquisizione
Formalmente, Nvidia parla di licenza non esclusiva. Nella sostanza, però, l’operazione assomiglia molto a un’acquisizione mascherata. L’azienda ha ottenuto in licenza la tecnologia di inferenza sviluppata da Groq e ha portato in casa il suo fondatore e CEO Jonathan Ross, insieme al presidente Sunny Madra e ad altri dirigenti chiave. Ross non è un nome qualunque: è uno degli ingegneri che hanno contribuito in modo decisivo alla nascita delle TPU di Google, il vero tallone d’Achille per Nvidia nel mondo dell’inferenza.
Il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha chiarito l’obiettivo in una comunicazione interna: integrare i processori a bassa latenza di Groq nell’architettura AI di Nvidia per estendere la piattaforma a carichi di lavoro sempre più rapidi e complessi. Allo stesso tempo, Nvidia insiste sul fatto di non aver acquistato Groq come azienda, una precisazione che non è casuale.
Groq continuerà infatti a esistere formalmente come entità indipendente, con il CFO Simon Edwards promosso a nuovo CEO e con il servizio cloud GroqCloud ancora operativo. Una struttura che, secondo molti osservatori, serve soprattutto a disinnescare i rischi antitrust, mantenendo una parvenza di concorrenza sul mercato.
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Inferenza AI: il vero campo di battaglia contro Google
La ragione di fondo di questa operazione è evidente. Google ha investito per anni nelle proprie TPU, chip progettati su misura per l’inferenza, riducendo la dipendenza dalle GPU Nvidia. Man mano che l’attenzione dell’industria si sposta dall’addestramento dei modelli alla loro distribuzione su larga scala, chi controlla l’inferenza controlla il futuro dei servizi AI.
Groq è specializzata proprio in questo: chip pensati per offrire bassa latenza e altissima velocità di risposta, ideali per chatbot, assistenti vocali e applicazioni in tempo reale. Portare questa tecnologia sotto l’ombrello Nvidia significa tagliare la strada a Google, ma anche acquisire know-how interno senza doverlo sviluppare da zero.
Secondo l’analista di Bernstein Stacy Rasgon, il vero rischio dell’operazione resta quello regolatorio. Tuttavia, strutturare l’accordo come licenza non esclusiva consente di mantenere, almeno sulla carta, l’illusione di un mercato aperto. Una strategia già vista in mosse simili di Microsoft, Meta e Amazon, che sempre più spesso preferiscono “acqui-hire” e licenze a vere acquisizioni.
Il messaggio finale è chiarissimo
Questo accordo non riguarda solo Groq, né solo Google. È un segnale a tutto il settore: il controllo dell’hardware resta la leva fondamentale del potere nell’era dell’intelligenza artificiale. Nvidia, forte di oltre 60 miliardi di dollari in liquidità, dimostra di essere pronta a spendere cifre enormi pur di non perdere la posizione dominante.
Non basta più essere il leader tecnologico. Nell’IA moderna bisogna assorbire i rivali prima che diventino una minaccia sistemica. I 20 miliardi messi sul tavolo da Nvidia non sono un capriccio, ma il prezzo della sovranità sul futuro del calcolo. E se anche il leader di mercato sente il bisogno di difendersi così, significa che la vera battaglia dell’IA è appena cominciata.
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