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OpenAI prevede la nascita dell’intelligenza collettiva entro il 2028

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“Se non accade entro il 2030, qualcosa sarà andato storto”

L’umanità è a un passo dal momento più rivoluzionario della sua storia: la creazione di un’intelligenza artificiale capace di pensare, ragionare e collaborare come — o meglio di — un essere umano.
A dirlo non è un visionario qualunque, ma Greg Brockman, co-fondatore e presidente di OpenAI, la società che ha dato vita a ChatGPT.

L’AGI si avvicina: “Entro tre anni sarà realtà”

In una recente intervista, Brockman ha tracciato la tempistica per la nascita dell’AGI (Artificial General Intelligence), ovvero l’intelligenza artificiale a livello umano.
Secondo lui, il punto di svolta potrebbe arrivare entro il 2028.

“Se non raggiungiamo l’AGI entro il 2030,” ha dichiarato, “significa che qualcosa sarà andato storto.”

Con il termine AGI, Brockman non si riferisce a una macchina onnisciente o senziente, ma a un sistema capace di svolgere lavori economicamente significativi quanto gli esseri umani, in qualsiasi settore.
Un’intelligenza non più confinata a singole funzioni — come scrivere testi o generare immagini — ma in grado di collaborare, pianificare, analizzare e creare, proprio come una mente collettiva.

Dall’IA individuale all’intelligenza collettiva

Brockman descrive questo futuro non come un salto improvviso, ma come una transizione graduale verso un’“intelligenza condivisa”.
L’IA, dice, non è più un traguardo finale, bensì un processo evolutivo che si perfeziona costantemente in diversi ambiti: dalla ricerca scientifica alla programmazione, dall’educazione alla medicina.

“L’obiettivo non è creare una singola entità superintelligente,” spiega, “ma un ecosistema di intelligenze che collaborano tra loro e con gli esseri umani.”

Questa visione — una rete cognitiva globale, dove milioni di modelli e agenti IA lavorano insieme — rappresenta la base della cosiddetta intelligenza collettiva, considerata da molti scienziati come il passo successivo dopo l’AGI.

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Il vero limite? La potenza di calcolo

Ma per raggiungere questa soglia evolutiva, serve una risorsa oggi scarsa e preziosa: la potenza di calcolo.
Brockman ha ammesso che la carenza di GPU sta diventando il principale ostacolo per OpenAI.

“Abbiamo moltissime idee, ma non abbastanza potenza per realizzarle tutte,” ha spiegato.

L’azienda, che già utilizza centinaia di migliaia di unità di elaborazione grafica per addestrare modelli come GPT-5, si trova di fronte a un vero e proprio collo di bottiglia energetico e infrastrutturale.
Le GPU di ultima generazione, prodotte in gran parte da Nvidia, sono oggi tra i beni più ambiti dell’intero pianeta — al punto che alcuni analisti parlano di una “corsa all’oro dell’intelligenza artificiale”.

Una corsa contro il tempo (e contro se stessi)

Nonostante le sfide, OpenAI sembra più determinata che mai.
Dopo GPT-5 e la nascita del motore multimodale Omni, l’azienda punta a creare sistemi autonomi capaci di auto-migliorarsi attraverso interazioni e cooperazione.
In pratica, una rete neurale globale che cresce e apprende in modo indipendente, proprio come una comunità umana.

Tuttavia, un traguardo simile solleva anche domande cruciali: chi controllerà questa intelligenza collettiva? Quali regole la guideranno? E soprattutto, sarà ancora al servizio dell’uomo o l’uomo ne diventerà parte?

2028: l’anno della svolta?

Per ora, il conto alla rovescia è iniziato.
Se le previsioni di Brockman si avvereranno, entro il 2028 potremmo assistere alla nascita dell’AGI e della prima forma di intelligenza collettiva globale.
Un evento che cambierà non solo il modo in cui lavoriamo o comunichiamo, ma la definizione stessa di “intelligenza”.

E se davvero qualcosa dovesse “andare storto”, come teme Brockman, non sarà solo un fallimento tecnologico, ma una riflessione profonda sull’intero progetto umano di creare un pensiero che ci somigli — e forse, ci superi.

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